Di Kaouther Larbi. Al Huffington Post Maghreb (25/11/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.
Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Tunisia vedranno l’ottuagenario Beji Caid Essebsi, a capo del partito anti-islamista Nidaa Tounes, confrontarsi con il presidente uscente Moncef Marzouki, arrivati entrambi lontano davanti agli altri candidati nei risultati del primo turno. La campagna per il secondo turno si annuncia infuocata tra i due finalisti che non nascondono la loro inimicizia alimentata da profili e da percorsi molto diversi.
Come previsto, l’ex primo ministro Essebsi è in testa: con il 39,46% dei voti, precede di 6 punti il capo di Stato uscente (33,43%) secondo i risultati ufficiali annunciati martedì dopo lo scrutinio storico. Benché lo scarto di voti sia importante, non lo è tanto quanto era stato previsto dalla squadra di Essebsi e dai sondaggi raccolti all’uscita del voto.
Il secondo turno è previsto per il mese di dicembre, ma la data precisa dipende dagli eventuali ricorsi al tribunale contro i risultati preliminari.
La campagna di Essebsi mira a ristabilire il prestigio dello Stato dopo quattro anni movimentati, segnati dall’emersione di un movimento jihadista armato accusato di attacchi contro decine di soldati e di assassinii di due opponenti di Ennahda. Essebsi presenta Marzouki come il candidato degli “islamisti”, che definisce “salafisti jihadisti”.
Marzouki, da parte sua, ritiene che il suo avversario, ex ministro di Bourguiba e presidente del Parlamento sotto Ben Ali all’inizio degli anni ’90, rappresenti l’ex regime rovesciato dalla rivoluzione di gennaio 2011. Il capo di Stato uscente, militante secolare dei diritti umani esiliato in Francia da Ben Ali, ritiene di aver impedito, grazie all’alleanza con Ennahda, che dilagasse il caos in Tunisia, evitando così una frattura nel Paese tra laici e islamisti. Il capo di Nida Tounes rifiuta queste critiche e ricorda che come Primo ministro subito dopo la rivoluzione aveva organizzato le prime elezioni libere della Storia della Tunisia, vinte da Ennahda.
Dalla sua indipendenza nel 1956 in poi la Tunisia non era mai stata protagonista di uno scrutinio presidenziale di questo tipo: i presidenti precedenti, Bourguiba e Ben Ali, si servivano del plebiscito o falsificavano i voti per farsi rieleggere con risultati che oltrepassavano il 90% dei voti.
Per evitare un ritorno alla dittatura la nuova Costituzione dà delle prerogative abbastanza limitate al presidente, che sarà eletto per cinque anni, ma l’elezione al suffragio universale gli conferisce un peso politico importante. La fetta più importante del potere esecutivo dipende tuttavia dal futuro Primo ministro scelto dalla maggioranza parlamentare.
Essebsi spera che una vittoria gli permetta di formare più facilmente una maggioranza di governo, dato che la vittoria del suo partito riportata alle legislative di ottobre è stata insufficiente per governare da solo. Nondimeno vuole essere fiducioso: “Sappiamo esattamente come ottenere il sostegno della maggioranza dell’assemblea legislativa”.
Kaouther Larbi è giornalista per AFP Tunis.
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