L’autunno delle economie del Maghreb

Assafir AlArabi (01/08/12). La Tunisia, il Marocco e l’Algeria stanno vivendo delle situazioni economiche intossicate da deficit e recessione rispetto alle condizioni economiche che caratterizzavano il Maghreb, prima dello scoppio delle rivolte arabe.

In Marocco, la percentuale dello sviluppo dell’anno corrente corrisponde alla percentuale raggiunta nel 2011, con una percentuale di sviluppo di 2,5% rispetto al 5% dell’anno passato. Una delle ragioni principali di questa recessione è stata una stagione del raccolto molto negativa e i bassi consumi, per cui i “numeri economici in Marocco si avvicineranno al rosso (alto rischio), se non saranno adottate le giuste misure contro la crisi”. In Marocco, il deficit potrebbe arrivare ad una percentuale del 9% alla fine dell’anno e ciò è il risultato dell’indebolimento delle entrate tributarie. La bilancia commerciale rimane debole a causa dell’innalzamento dei prezzi del petrolio e dell’aumento dei costi delle importazioni e a causa della diminuzione del volume delle rimesse degli immigrati marocchini.

Per quanto riguarda la Tunisia, la sua economia sta vivendo un miglioramento rispetto alla situazione catastrofica del 2011. Due settori chiave, il turismo e l’agricoltura, hanno visto miglioramenti. Tuttavia, secondo gli economisti Abdul Jalil Badawi e Mahmoud Ben Ramadan, non c’è nessuna svolta nell’economia tunisina; è evidente l’aumento della disoccupazione, soprattutto tra studenti e laureati.

Per quanto riguarda l’Algeria, rimane legata alla produzione del petrolio. Dal 2011 fino ad oggi, il deficit del bilancio è aumentato e si pensa che raggiungerà il 6% alla fine dell’anno corrente.  La differenza tra l’Algeria e La Tunisia e il Marocco però, è che l’Algeria possiede una riserva finanziaria in valuta estera di 200 miliardi di dollari e un fondo di 65 miliardi di dollari stanziati per le emergenze che potrebbe causare il calo del prezzo del petrolio.

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