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Iran: le ripercussioni delle sanzioni sul petrolio

Di Walid Khadduri. Dar al-Hayat (08/07/2012). Traduzione di Angela Ilaria Antoniello

Il prezzo del petrolio è salito di nuovo a circa 100$ al barile a causa delle sanzioni occidentali sulle esportazioni petrolifere iraniane entrate in vigore il primo luglio. Queste sanzioni, le più dure nel loro genere contro l’Iran dall’inizio dell’anno, vogliono, nella logica degli Stati Uniti e dell’Unione Europea,  costringere l’Iran a interrompere il suo discusso programma nucleare.

Le nazioni occidentali hanno imposto diverse sanzioni al settore petrolifero iraniano nel corso degli ultimi tre decenni. Durante questo lungo periodo, l’Iran è riuscito ad adattarsi trovando anche il modo di aggirarle. Ciò nonostante, le sanzioni, insieme ad altri fattori, hanno portato alla diminuzione delle esportazioni iraniane da circa 6 milioni di barili al giorno a non più di circa 4 milioni di barili al giorno.

Per di più l’Iran si è rivelato incapace di portare avanti dei progetti per l’esportazione di gas verso i paesi confinanti, proporzionalmente alle dimensioni delle sue riserve di gas, le seconde più grandi al mondo dopo quelle russe. Inoltre, il divieto di vendere tecnologie all’Iran ha reso difficile per questi ultimi realizzare la necessaria capacità di raffinazione, costringendo successivamente Teheran a importare la benzina.

Se le sanzioni precedenti si erano concentrate sul settore del petrolio, rallentando la crescita del Paese e aumentando i costi di sviluppo, le sanzioni attuali hanno una portata più ampia perché vanno oltre il settore petrolifero e prendono di mira le istituzioni finanziarie e il commercio estero.

Il divieto di esportazione del petrolio verso l’Europa e l’Asia, i due mercati principali per il petrolio iraniano, non è che un tentativo di prosciugare le fonti di valuta forte del paese, di bloccare le operazioni con la Banca Centrale e le altre istituzioni finanziarie iraniane, ovviamente con l’intento di aumentare la pressione su Teheran.

Tutti i paesi europei hanno interrotto le loro importazioni di petrolio dall’Iran. Tuttavia, la situazione è diversa per quanto riguarda i paesi asiatici, che stanno cercando invece solo di ridurre queste importazioni. Le esportazioni iraniane hanno così iniziato a ridursi per due motivi principali: il monito lanciato dagli Stati Uniti ai paesi asiatici, e cioè 180 giorni per ridurre le importazioni di greggio dall’Iran e il rifiuto europeo di assicurare petroliere che trasportano petrolio iraniano.

La maggior parte dei dati mostrano che la produzione globale di petrolio è in aumento, e addirittura potrebbe verificarsi un surplus nei mercati. Perché, allora, i prezzi sono alti? A causa delle preoccupazioni che circondano gli sviluppi in Medio Oriente derivanti appunto dal confronto serrato tra Occidente e Iran, e delle minacce reciproche tra le due parti.