Il quarto mandato di Bouteflika: la scommessa del cartello

bouteflika

Di Thomas Serres. Jadaliyya (24/02/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Il regime algerino può essere inteso come un cartello, ovvero un accordo tra un insieme di attori – militari, tecnocrati, politici – che controllano un settore, in questo caso lo Stato, con l’obiettivo di preservare lo status quo e i benefici che ne derivano. Ciò spiega la candidatura del presidente Abdelaziz Bouteflika al quarto mandato. Tuttavia, scegliere per l’ennesima volta come rappresentante più alto un uomo ormai anziano e malato, ridotto ad un entità da animare con una serie di trucchi grotteschi, rappresenta una scommessa. In altre parole, bisogna che nulla cambi.

Dunque, il sistema politico algerino può resistere anche senza un presidente “funzionante”. Negli Stati moderni, infatti, meccanismi burocratici, vincoli di bilancio e accordi internazionali riducono l’influenza del singolo individuo sull’efficacia del processo decisionale, a prescindere da quanto sia elevata la sua posizione. Non è detto però che la volontà di mantenere lo status quo si realizzi.

Il pericolo non proviene dall’estero, in quanto l’Algeria è un importante partner regionale, come dimostra la cooperazione negli interventi in Libia e in Mali. Un’ulteriore conferma proviene dal fatto che una delegazione algerina era presente alla riunione dell’Assemblea Parlamentare NATO a Roma. In altre parole, l’Algeria e l’Esercito Nazionale Popolare non possono essere considerati bersaglio di un complotto straniero: la stabilità del Paese è troppo importante per i suoi partner internazionali, che non hanno interesse andare contro una soluzione che garantisca lo status quo.

Da questo punto di vista, coloro che si ostinano a sostenere che i servizi d’intelligence controllano l’intero panorama politico algerino faranno sempre più fatica ad osteggiare il quarto mandato di Bouteflika, che in fin dei conti sarebbe solo un burattino della democrazia di facciata mentre a comandare sarebbe l’esercito. Tale scenario presuppone che la classe militare sia l’unico attore politicamente rilevante, il che risulta semplicistico. Infatti, non bisogna dimenticare che anche Sonatrach (compagnia petrolifera statale algerina), i ministri e persino il presidente giocano un ruolo.

La vera scommessa riguarda la reazione del popolo algerino, o meglio la capacità della classe dirigente di capirne opinioni e interessi. Di fatto, diversi fattori influenzano il modo in cui l’annuncio della candidatura di Bouteflika è stato recepito: interessi materiali, il timore di un potenziale stato di caos, il livello di mobilitazione politica, il senso della priorità e dell’onore. Un periodo di instabilità sarà in ogni caso inevitabile, non tanto per quanto riguarda i rapporti di potere all’interno del cartello, quanto per la reazione di coloro che potrebbero vedere questo non-evento come un insulto di troppo.

In conclusione, per i sostenitori dello status quo sarebbe preoccupante se il quarto mandato di Bouteflika diventasse motivo di protesta. L’Algeria non è ancora a questo punto e non c’è dubbio che la le forze di sicurezza faranno di tutto per evitare mobilitazioni trasversali, tenendo d’occhio quegli slogan che vadano aldilà delle abituali rivendicazioni socio-economiche. In ogni caso, non bisogna sottovalutare la quantità di insulti che il popolo può subire senza reagire.

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