Dalla campagna Tamarod alle manifestazioni del 30 giugno, dalla deposizione di Morsi allo sgombero del sit-in di Rabaa El Adaweya. L’ex presidente dietro le sbarre e la roadmap che cerca di restare sui binari.In poche righe, ecco il 2013 egiziano.
2013
25 gennaio – Il secondo anniversario della rivoluzione trascorre all’insegna degli scontri e delle proteste contro Morsi e i Fratelli Musulmani. Decine di morti in scontri con la polizia (48 vittime nella sola città di Port Said).
1 febbraio – Nuovi scontri nei pressi del palazzo presidenziale. Muore un manifestante, decine di feriti. Polemiche per un video che mostra la polizia picchiare e denudare un uomo prima dell’arresto.
6 marzo – Una corte annulla le elezioni parlamentari previste per il 22 aprile.
23 marzo – Violenti scontri tra oppositori e fedelissimi del presidente Morsi si verificano nei pressi del quartier generale dei Fratelli Musulmani a Moqattam (periferia del Cairo). Fonti mediche parlano di oltre 200 feriti.
28 aprile – Annunciata la nascita del movimento Tamarod (ribellione), l’obiettivo: raccogliere 15 milioni di firme contro il presidente Mohammad Morsi.
17 giugno – Bufera sulla nomina da parte di Morsi di Adel el Khayat nuovo governatore di Luxor. El Khayat è infatti vicino alla Gamaa Islamiya, gruppo responsabile del massacro dei turisti del 1997 nella famosa località turistica.
24 giugno – Il ministro della difesa Abdel Fattah El Sisi avverte: “l’esercito non permetterà che il paese entri in un tunnel oscuro a causa del conflitto politico”.
28 giugno – Ha inizio il sit-in di Rabaa El Adaweya, nel quartiere di Nasr City.
29 giugno – Tamarod annuncia di aver raccolto oltre 22 milioni di firme per togliere la fiducia a Morsi.
30 giugno – Manifestazioni in tutto il paese.
1 luglio – Il quartier generale della Fratellanza viene dato alle fiamme.
2 luglio – Ultimo discorso tv di Morsi.
3 luglio – Parlando alla nazione, il ministro della Difesa Abdel Fattah El Sisi annuncia l’avvenuta deposizione del presidente Morsi e il congelamento della costituzione. Il capo della Corte Suprema Costituzionale, Adly Mansour giurerà come presidente ad interim del paese.
14 agosto – Forze di polizia iniziano lo sgombero forzato dei due sit-in a Rabaa El Adaweya e Nahda Square (Giza), è strage. I morti sono oltre 638 (secondo le cifre ufficiali). Dichiarati coprifuoco e stato d’emergenza.
17 agosto – Esplode la violenza in tutto il paese. Al Cairo, la centralissima moschea El Fath viene assediata dalle forze di polizia. Nella capitale si contano 95 morti (173 in tutto il paese). Decine di chiese vengono vandalizzate e date alle fiamme (soprattutto nell’Alto Egitto).
19 agosto – In Sinai militanti attaccano due bus uccidendo 25 poliziotti.
20 agosto – Arrestato Mohammad Badie, guida suprema dei Fratelli Musulmani.
22 agosto – L’ex raìs Hosni Mubarak ai domiciliari in un ospedale militare.
6 ottobre – L’anniversario della guerra del 1973 trascorre all’insegna di scontri ed incidenti che lasciano 51 morti sul terreno.
4 novembre – Prima seduta del processo a Mohammad Morsi che riappare per la prima volta in tv.
24 novembre – Il presidente ad interim Adly Mansour firma la nuova legge che regola le proteste.
14 dicembre – Mansour annuncia le date del referendum costituzionale. Il voto si terrà nei giorni 14 e 15 gennaio. La nuova bozza costituzionale è stata redatta dal “Comitato dei 50”. Fratelli Musulmani annunciano di voler boicottare la consultazione.
24 dicembre – Attentato contro un commissariato di polizia a Mansoura, 16 morti. Continuano le proteste all’università di Al Azhar.
25 dicembre – Il governo egiziano dichiara la Fratellanza “organizzazione terroristica”.