Di Michael Weiss. Now Lebanon (25/09/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.
Nel suo discorso per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente Obama ha ritratto un’immagine raccapricciante di quello che sta succedendo in Medio Oriente, descrivendo tutte le atrocità commesse da Daish (conosciuto in Occidente come ISIS). Il presidente non ha dubbi sul modo in cui bisogna affrontare il gruppo jihadista. I suoi militanti, ha detto, hanno “terrorizzato tutti quelli che vi si sono imbattuti in Iraq e in Siria. Daish deve essere distrutto”.
Tuttavia, ciò che è sconcertante del suo discorso, e di conseguenza della strategia di Obama in Medio Oriente, è che ogni atrocità che lui elenca per Daish, è stata commessa sia dal regime di Bashar al-Assad che dalle milizie sciite che operano in Siria e in Iraq, sotto la tutela del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Né una frase o un paragrafo sono stati dedicati a questi ultimi, escludendo un fugace riferimento alla “brutalità” del regime.
È importante notare che non c’è stato coordinamento tra gli Stati Uniti e l’Esercito Siriano Libero o la Coalizione Nazionale Siriana, che sono stati solamente informati degli attacchi imminenti contro Daish. Gli Stati Uniti stanno coordinando i bombardamenti con il regime? Dipende dalla definizione di coordinamento. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, ha detto chiaramente che il suo governo non ha chiesto il permesso del regime e non si coordinerà con quest’ultimo per i bombardamenti.
D’altra parte, secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, “gli ufficiali americani hanno detto che l’amministrazione non ha intenzione di bombardare le forze di Assad”. Sembra, inoltre, che l’ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, Samantha Power, nel corso di una telefonata, abbia avvertito la sua controparte siriana, Bashar Jaafari, degli attacchi imminenti, dicendogli di non interferire.
Messaggio accettato. Dopo alcune esitazioni sulla “sovranità” e gli atti di “aggressione”, Assad si è detto compiaciuto dalla strategia di Obama. Al contempo, l’intelligence e i militari americani condividono i dettagli del loro piano di guerra con la controparte irachena che, invece, sta discutendo con Assad una strategia comune contro Daish e passa quei dettagli ai colleghi iraniani e siriani.
Per il momento, quindi, Assad ha buone ragioni per essere felice. Gli Stati Uniti non hanno nessuna disputa in corso con lui e il suo obiettivo principale è quello di assicurarsi la sopravvivenza.