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A Gaza una pace egiziana

Le Monde (23/11/2012). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

I primi quattro giorni della battaglia di Gaza, i “grandi” non erano presenti. L’aviazione e la marina israeliana hanno bombardato senza tregua il territorio palestinese, da dove i gruppi islamisti continuavano a tirare razzi sui loro vicini a Nord. Gli americani, i russi, gli europei, tutti coloro che sostengono solitamente di essere in grado di influenzare il corso degli eventi in questa parte del mondo, erano assenti. Per quanto riguarda i paesi emergenti, Brasile, Cina, India ecc., coloro che dovrebbero essere pronti a prendere in consegna il ruolo dei Grandi, essi non esistevano proprio. Un solo paese si è attivato dall’inizio per ottenere nel minor tempo possibile una tregua: l’Egitto.

Un solo uomo ha occupato il centro della scena: il nuovo presidente egiziano, Mohammed Morsi. Non si era più abituati a delle iniziative diplomatiche provenienti dal Cairo. Dai tempi di Hosni Mubarak, il più popolato paese arabo, quello che per lungo tempo ha rappresentato la forza pulsante della regione, si era addormentato, allineandosi alla politica americana, dopo aver siglato la pace con il vicino Israele.

Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein in Iraq, il capo fila del mondo arabo sunnita è stata l’Arabia Saudita. L’Egitto sembra però essersi risvegliato e se così dovesse veramente essere, rappresenterebbe un cambiamento molto importante. Dopo primi lanci incrociati di razzi nella Striscia di Gaza, Morsi ha inviato il suo primo ministro Hicham Kandil, nei territori palestinesi. Non sono stati inviati funzionari americani o russi, o europei. Il segretario di stato americano Hillary Clinton si è recata al Cairo solo cinque giorni dopo, per presiedere ad un’iniziativa egiziana sostenuta dalla Turchia e dal Qatar.

Ad una settimana dal conflitto il Presidente Americano Barack Obama, da poco rieletto per il suo secondo mandato, ha iniziato a muoversi ed il suo interlocutore privilegiato è stato Mohammed Morsi. L’ex burocrate dei Fratelli Musulmani, primo islamista e primo civile ad essere eletto alla presidenza della Repubblica d’Egitto, si è imposto. Egli ha sicuramente una linea politica difficile. Ha un rapporto preferenziale con Hamas, versione palestinese della Fratellanza, ma si è impegnato a rispettare il trattato di pace concluso nel 1979 con Israele. Ha bisogno degli Stati Uniti sul piano economico, ma deve tener conto di un’opinione pubblica per maggioranza profondamente anti-israeliana. Pragmatismo ed indipendenza: ecco a voi un uomo che sotto i suoi abiti e le sue cravatte umili, può nascondere una politica inattesa. Obama ha detto addio al suo ruolo di mediatore a Gaza.

http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/11/23/a-gaza-une-pax-egyptiana_1795159_3232.html