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Turchia: cinema impegnat(iv)o

Hurriyet Daily News (07/09/2014). Il film The Cut, basato sui massacri degli armeni nel 1915 e presentato alla mostra del cinema di Venezia, ha ricevuto pareri divergenti dalla critica, ma secondo il regista turco Fatih Akın ha raggiunto il suo scopo.

Gli eventi traumatici del 1915 costituiscono solo il momento iniziale del film, tutto incentrato sul viaggio del protagonista Nazareth alla ricerca della sua famiglia. “Ho fatto questo film soprattutto per i turchi”, ha detto Akın, ma “il cinema appartiene al mondo intero e chiunque può prendere da questo film ciò che vuole”. Spunti di riflessione, stimoli alla ricerca che lo stesso regista ha a sua volta tratto dal libro 1915: genocidio armeno del giornalista turco Hasan Cemal, che gli ha dato il coraggio di usare la parola “genocidio”. Sulle minacce ricevute da un gruppo di estrema destra turco a seguito di un’intervista al quotidiano turco-armeno Agos, Akın ha dichiarato di non preoccuparsi più di tanto. “Ho lavorato al film per sette anni, sono preparato a questo genere di minacce”, spiega, “ma le reti sociali vanno usate in modo appropriato. Qualcuno scrive qualcosa e i media europei ne fanno un affare di stato. Fuori dalla Turchia hanno scritto che la Turchia è contro il film, solo a causa del commento di una persona”. Altro spunto di riflessione dunque. L’arte in generale, sosteneva Theodor W.Adorno è magia liberata dalla menzogna di essere verità.