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Libano: basterà la neutralità per proteggersi dalla Siria?

Emile Khoury. Annahar (10/09/2012). Traduzione Roberta Papaleo.

I libanesi si trovano d’accordo nel pensare che è necessario guardare il proprio paese, sia dal punto di vista della sicurezza che da quello economico, da ciò che sta accadendo in Siria.

Condividono, inoltre, la volontà di punire i responsabili che hanno dato vita a questa situazione, dal momento che il popolo libanese è pianamente consapevole che il conflitto non è mai una soluzione: dopo aver subito devastazioni e tragedie per 15 lunghi anni, dopo aver dovuto pagare la ricostruzione della nazione di tasca propria e aver vissuto in condizioni di degrado sociale ed economico, il risultato è stato che la guerra interna non è ancora veramente finita, nonostante gli Accordi di Ta’if.

I politici dovrebbero, quindi, realmente impegnarsi nel mantenere il Libano lontano dalla crisi siriana e non restarne coinvolto, tramite tre mezzi chiave:

in primo luogo, il mantenimento dello status quo nel paese, evitando che si creano ribellioni o rivolte;

in secondo luogo, l’impegno di tutti i paesi a dichiararsi neutrali rispetto agli accadimenti che si stanno verificando in Siria;

infine, per quanto concerne il Libano in sé, la costruzione di un governo che assicuri il corretto svolgimento delle elezioni del 2013 come da programma, nello spirito della riconciliazione nazionale e della competizione democratica.