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L’Arabia Saudita in una guerra globale dei prezzi dopo il fallimento dell’accordo OPEC +

Per riportare Mosca al tavolo delle negoziazioni, Riyad diminuisce drasticamente i prezzi del suo greggio e preannuncia un aumento massimo della produzione petrolifera, rischiando di far precipitare i mercati petroliferi nel caos

al-Arab, (09/03/2020). Traduzione e sintesi di Francesca Paolini

Fonti attendibili hanno confermato che l’Arabia Saudita, in reazione al crollo dell’alleanza Opec Plus che, alla guida della Russia, riunisce i produttori dell’Opec e i suoi alleati, intende aumentare il mese prossimo la sua produzione petrolifera, fino a superare i 10 milioni di barili al giorno. Riyadh, prima esportatrice di petrolio nel mondo, ha lanciato una guerra dei  prezzi, diminuendo i prezzi del suo greggio nel mercato mondiale. Si tratta di una riduzione senza precedenti che si presenterà nei mercati dell’Europa, dell’Estremo Oriente e degli Stati Uniti costringendo gli acquirenti ad acquistare il petrolio saudita, a discapito degli altri fornitori.

L’agenzia Bloomberg dichiara che l’Arabia Saudita ha comunicato ad alcuni attori del settore privato –  di cui tiene nascosta l’identità per proteggerne le relazioni commerciali – un possibile aumento del suo tetto di produzione fino a raggiungere un livello record pari a 12 milioni di barili al giorno. Un simile aumento, alla luce della diminuzione della domanda del greggio dovuta alle ripercussioni economiche del Coronavirus, può spingere i mercati petroliferi verso il caos.

Secondo il presidente del Commodity Hudge Fund questa decisione equivale a dichiarare guerra al mercato petrolifero. La strategia di shock e stupore adottata da Riyadh potrebbe essere un tentativo volto ad infliggere a Mosca e ad altri produttori la più grande sofferenza nel più breve tempo possibile, nel tentativo di farli ritornare al tavolo delle negoziazioni; se si raggiunge un accordo ne seguirà un’inversione della produzione e una sua veloce riduzione.

Il petrolio Brent, principale indicatore dei prezzi mondiali del petrolio, conclude  il giorno venerdì 6 Marzo con un calo del 9.4 % – più grande diminuzione giornaliera dai tempi della crisi finanziaria mondiale del 2008 –  raggiungendo circa i 45 dollari a barile.

L’aumento della produzione rappresenta un brusco rialzo da parte del ministro del petrolio saudita Abdelaziz Bin Salman, dopo che il  suo corrispettivo russo Alexander Novak ha rifiutato, in occasione dell’incontro dell’Opec Plus tenutosi il 6 Marzo a Vienna, la proposta di un taglio collettivo alla produzione.

Dopo il fallimento dei dialoghi, Novak ha dichiarato che tutti gli Stati, a partire dalla fine di Marzo, godono della libertà di pompare il petrolio che vogliono, mentre anche secondo Iman Nasri, amministratore delegato della regione Medio Oriente nella Global Energy Facts, l’Arabia Saudita sta attualmente combattendo una guerra globale dei prezzi.

In poche ore dopo il fallimento dei dialoghi,  Riyadh ha risposto con una riduzione record  dei prezzi del greggio, stando ad un listino prezzi rilasciato da Bloomberg. Una fonte riferisce che l’Aramco ha fissato i prezzi, ma è probabile che la dichiarazione ufficiale tra questa e i clienti  arrivi nei prossimi giorni.

Il ministero dell’energia saudita non ha commentato la decisione; l’Arabia saudita era vincolata nel corso del mese passato ad un taglio che superava gli obblighi previsti dall’accordo Opec+, che ha ridotto la produzione degli stati partner a 2.1 milioni di barili al giorno. Riyadh aveva “volontariamente” ristretto il tetto della sua produzione nel tentativo di rafforzare i prezzi, ma al termine di tale accordo alla fine di Marzo, Riyadh sarà libera di pompare il petrolio che vuole.

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