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La stessa Israele

Zoom 24 gen Israele

Editoriale. The Daily Star (24/01/2013). Traduzione di Roberta Papaleo. Per decenni, palestinesi ed arabi sono rimasti a guardare ed aspettare mentre si svolgevano le elezioni israeliane, facendo ipotesi sugli scenari che avrebbero potuto prodursi de avesse vinto “la destra” o “la sinistra”.

Alcuni analisti in questa parte del mondo amano dire che in Israele la politica non cambia mai: il fatto è che, sì, la politica israeliana subisce cambiamenti, ma non quando si tratta dei palestinesi. Altrimenti, si potrebbe dire che Israele ha vissuto un vero cambiamento, ma sempre in direzione dell’estremismo. Nel loro succedersi, i governi hanno adottato sempre di più la linea dura, sviluppo riconosciuto da molti osservatori.

Mentre Netanyahu “festeggia” la sua vittoria di Pirro (un terzo mandato, ma con un numero ridotto di seggi nel Knesset), il pubblico ascolterà le dichiarazioni di vari Paesi sulla necessità di ripristinare i negoziati di pace con i palestinesi. Persino i politici israeliani, subito dopo le elezioni, hanno fatto dichiarazioni simili, da considerarsi propaganda, pura e semplice. I politici israeliani non si sono pentiti di aver posto l’accento sul bisogno di fare la pace, mentre mandavano avanti un’inesorabile campagna per la creazione di “fatti sul campo” tramite l’insediamento e l’occupazione. Il mondo continua a digerire questa retorica, a volte in diretta collisione con i politici d’Israele.

Intanto, i palestinesi vengono incolpati per la stessa vacua retorica. Parlano del loro genuino desiderio di pace, ma non riescono a fare il duro lavoro che serve per confermare le loro parole. Continuano a soffrire la divisione politica, nonostante i recenti passi verso una riconciliazione tra Fatah e Hamas. Dovrebbero imitare i vari partiti d’Israele, le cui notevoli divisioni non gli impediscono di stare sulla stessa linea quando si parla di palestinesi.

I politici in Cisgiordania, Gaza e altrove dovrebbero concentrarsi su un insieme di richieste che resista ad ogni tipo di sviluppo in temimi di fortuna politica di Hamas, Fatah o qualsiasi altro partito. Se lo avessero fatto in passato, oggi non si ritroverebbero a lottare per sopravvivere su un territorio in continuo sgretolamento grazie agli insediamenti di Israele. I palestinesi si trovano di fronte ad un bivio, mentre il tempo per la loro battaglia per negoziare il miglior patto possibile con Israele sta scadendo; devono prendere in considerazione il fatto che il mondo è occupato da altre preoccupazioni, specialmente in una regione che sta subendo un importantissimo cambiamento politico.

Nella campagna elettorale israeliana appena conclusa, i palestinesi sono stati solo un ripensamento, dato che Netanyahu si è concentrato sull’Iran e la maggior parte del pubblico sembrava preoccupata per l’economia o per altri problemi domestici.

Nel nuovo governo israeliano ci sarà poco da offrire ai palestinesi, i quali non dovrebbero scoraggiarsi, ma piuttosto motivarsi a rompere con la loro tradizione decennale di comportarsi in maniera deludente al momento di confrontarsi con Israele.

http://www.dailystar.com.lb/Opinion/Editorial/2013/Jan-24/203544-the-same-israel.ashx#axzz2InDX1OZQ