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Israele salvi la popolazione di Yarmouk

Di Gideon Levy. Haaretz (22/01/2013). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

Zoom 26 gen YarmoukNon riesco a cancellare dalla mia mente le immagini dei profughi palestinesi del campo di Yarmouk . Tra tutte le vittime del conflitto siriano, quelle di Yarmouk dovrebbero toccare il cuore degli israeliani.

Israele è moralmente responsabile di quanto sta accadendo in questo posto, almeno in modo indiretto. Innanzitutto, Israele è storicamente responsabile del destino degli abitanti del campo. In secondo luogo, molti arabi israeliani e palestinesi che vivono nei territori dell’Autorità Palestinese hanno parenti che vivono nel campo di Yarmouk.

Potremmo fare un parallelismo: un’atrocità si sta svolgendo a decine di chilometri dal confine israeliano e dei parenti di ebrei israeliani stanno morendo di fame o per mancanza di forniture mediche. In questo caso, Israele rimarrebbe noncurante? O interverrebbe per salvarli?

È facile scaricare la responsabilità per quanto sta accadendo a Yarmouk sugli arabi: il regime di Assad che impedisce crudelmente alle forniture di raggiungere i residenti assediati, le organizzazioni islamiste la cui crudeltà supera quella del regime, gli Stati arabi che non hanno fatto abbastanza per risolvere il problema dei rifugiati.

Tuttavia, la responsabilità morale appartiene ancora a Israele, a cui si deve l’esistenza di questi rifugiati ed esuli. Questo Paese dovrebbe almeno cercare di salvare le famiglie dei propri cittadini, anche se arabi.

Israele non ha alzato un dito. Israele rimanda cinicamente indietro all’inferno pochi siriani feriti che ha curato, con a seguito le sue nauseanti auto-congratulazioni. Mentre gli altri Paesi confinanti con la Siria, la Giordania e la Turchia straripano di milioni di profughi siriani, Israele non ha neanche preso in considerazione l’idea di accogliere i pochi feriti che riescono a raggiungerlo.

Dopo l’orrore di Yarmouk, Israele dovrebbe dimostrare un po’ di umanità. Dovrebbe cercare di salvare i 20.000 abitanti di quel campo. Avrebbe potuto organizzare un’operazione umanitaria o una campagna di donazioni, così come accade per quei lontani disastri naturali per i quali non ha nessuna responsabilità.

Ma a Yarmouk chi sta morendo sono i rifugiati palestinesi: che cosa hanno a che fare con noi?

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Roberta Papaleo

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