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Ginevra II: unica opportunità di dialogo in Siria

Zoom 20 giu Siria

Di Javier Solana e Jaap de Hoop Scheffer. El País (20/06/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Ci è voluto un anno per rispolverare il comunicato di Ginevra sulla Siria del giugno del 2012 e per concedere una nuova possibilità alla diplomazia. L’accordo dello scorso mese tra il segretario di Stato John Kerry ed il ministro degli affari esteri russo Sergej Lavrov per dare il via ad un nuovo processo politico, il Ginevra II, costituisce un’importante opportunità. Un’opportunità che, sottoposta ad un’intensa pressione, si sta già indebolendo.

Tuttavia, dopo due anni di distruzione e 80.000 morti, dopo l’annuncio della Casa Bianca circa l’uso di armi chimiche da parte del regime Assad, è proprio quest’audace ed ambiziosa strategia politica, invece dell’azione militare, quella che offre ancora la migliore opportunità – e forse l’unica – di evitare una sofferenza, una radicalizzazione ed un’implosione regionale ancora maggiori.

Per avere successo, l’Occidente deve consolidare urgentemente la sua capacità di manovra diplomatica e fare della fine del conflitto una priorità al di sopra di tutte le ambizioni politiche. Ciò porterà implicitamente ad una vera ricerca di accordi per assicurare che tutti i principali attori, internazionali e regionali, partecipino al processo al fine di sostenerlo pienamente e così fare pressione sui loro alleati in Siria affinché facciano lo stesso. Sarà necessario giungere a compromessi sgradevoli, soprattutto a quello di accettare che l’Iran deve svolgere un ruolo in qualsiasi processo diplomatico in merito al destino del regime al-Assad. Nell’interesse della Siria, di tutta la regione e della sicurezza occidentale, questo dovrebbe essere l’imperativo strategico al momento.

Le voci occidentali favorevoli ad una soluzione militare, che si tratti dell’instaurazione di no-fly zone, della fornitura diretta di armi ai ribelli siriani o di operazioni contro obiettivi governativi, si sono fatte sempre più intense. Si dice che questo sarà l’unico modo di inclinare la bilancia contro Assad e obbligarlo a fare concessioni significative o alla capitolazione.

La recente decisione della Russia di fornire nuovi missili antiaerei e caccia MIG è stata una risposta prevedibile alla fine dell’embargo sulle armi imposto dall’Europa e al crescente sostegno dei circoli governativi francesi e britannici al rifornimento dei ribelli.

Invece di garantire uno spazio umanitario e di stimolare la transizione politica, un impegno militare occidentale in Siria probabilmente provocherà una maggiore escalation di tutte le parti coinvolte. L’entrata di Hezbollah nel conflitto fa pendere la bilancia in favore di una delle fazioni (quella del regime), approfondendo ed aggravando la guerra civile. L’idea che l’Occidente possa dare potere e controllare a distanza le forze moderate è, nel migliore dei casi, ottimista. La graduale espansione della missione è un risultato prevedibile nel caso di un intervento militare occidentale. L’opposizione siriana ed i suoi sostenitori nella regione interpreteranno l’appoggio militare occidentale come indice del fatto che la loro vecchia strategia di attrarre l’Occidente per ottenere una vittoria totale funziona ancora.

Questo è il motivo per cui partecipare al Ginevra II ed il suo funzionamento deve tradursi nella prima questione da affrontare. Il consenso internazionale è un requisito fondamentale per condurre le parti coinvolte in Siria verso uno spazio dove poter imporre le negoziazioni politiche, senza che ci siano alcune precondizioni al dialogo e dove tutti si siedano attorno allo stesso tavolo, Iran incluso. L’agenda di Ginevra II dovrebbe basarsi su quanto accordato un anno fa e concentrarsi sulla transizione politica preservando l’integrità territoriale della Siria, garantendo l’accesso all’assistenza umanitaria e placando la violenza ed evitando una maggiore militarizzazione. In tale contesto, è arrivato il momento di un vero impulso politico da parte degli attori occidentali. Finché si sosterrà che l’opposizione ha innanzitutto bisogno di rinforzarsi, non ci sarà mai un momento ideale per cambiare rotta verso il dialogo, mentre la devastazione continua.

Gli alleati dell’Occidente in Turchia e nel Golfo, che appoggiano l’opposizione, si convinceranno solo quando nordamericani ed europei assumeranno una posizione univoca: il presidente Obama dovrà impegnarsi personalmente nel rendere Ginevra II una priorità in occasione del suo incontro col presidente Putin nell’ambito del G-8.

Mentre nessuno si aspetta che il conflitto finisca a breve – la Siria è troppo polarizzata e piena di armi – un genuino impegno internazionale in favore dello sviluppo di un processo politico segnerebbe un cambiamento di traiettoria ed un decisivo ritorno alla politica. Vista la crescente dipendenza politica, militare e finanziaria degli appoggi esterni alle due parti, una pressione internazionale che stimoli un accordo di condivisione del potere rappresenta una strategia che potrebbe finalmente porre fine alla lotta.

Visto l’intensificarsi della situazione, alimentato dagli annunci di nuove forniture di armamenti e dalle restrizioni circa la partecipazione di alcuni Paesi alle negoziazioni, Ginevra II è già alle strette. USA e Europa devono urgentemente agire per invertire questa tendenza. La triste alternativa è quella di un’escalation appoggiata a livello internazionale che lascerebbe la Siria e la regione in uno stato di rovina permanente.

Link articolo: http://elpais.com/elpais/2013/06/17/opinion/1371464520_416523.html