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Chi è responsabile per le “calamità” nel mondo arabo?

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (28/01/2015). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi.

Le disgrazie che oggi colpiscono la regione araba fanno sì che diventi possibile paragonare, senza troppe difficoltà, l’epoca attuale con quelle passate dell’invasione dei Tatari e dei Franchi. È terminata, per dirlo nelle parole dell’orientalista tedesca Sigrid Hunke, l’era in cui il sole della civiltà araba brillava sull’occidente.

Una delle considerazioni più comuni che viene fatta è quella di ritenere l’occidente il primo responsabile di questo disastro iniziato con la colonizzazione dei paesi arabi, la nascita di Israele e la sua invenzione di stato funzionale. A tutto ci si aggiunge l’opposizione dell’occidente verso qualsiasi tentativo di unità e progresso arabo, da Muhammad‘Ali Pascià fino a Gamal Abd el-Nasser e Saddam Hussein. La seconda analisi rende invece gli Arabi i soli responsabili del loro attuale destino. Infatti, la maggioranza delle nazioni tra cui USA, Russia, Cina, Giappone e Germania hanno resistito alle forme di occupazione così come la maggior parte dei paesi denominati del “terzo mondo”. La terza considerazione è quella più popolare e vede la religione islamica, appartenente alla maggioranza dei cittadini Arabi, come prima e diretta responsabile del disastro arabo. L’islam vieta di aderire alla modernità e rifiuta il progresso. Proprio da questi concetti derivano leggi contrarie ai diritti umani universali, tanto che i governi e l’opposizione adottano aspetti di questa religione per perpetuare la tirannia, tagliare teste o perseguitare gli oppositori. E molti, musulmani o non, non esitano nel considerare lo stato islamico una personificazione autentica di questa interpretazione religiosa ma suggeriscono un trattamento moderato tra il rinnovo del pensiero religioso e la sua totale condanna. Altri invece reclamano la fine del così detto islam politico e alcuni analisti aspirano addirittura a sradicare l’islam, imponendo la laicità su tutti gli aspetti della vita pubblica e civile. Solo così gli arabi potranno tornare a una nuova era di civiltà. Infine, la quarta analisi, che contrasta radicalmente con la precedente, sostiene che tutti i problemi arabi derivano dalla mancanza di equilibrio con la vera religione islamica e i suoi pilastri fondanti. Quest’ultima ritiene inoltre che il governo islamico, che applica le leggi divine sulla terra, rappresenti la sola soluzione per porre fine alle ingiustizie e ottenere un modello di sviluppo efficace che elevi lo status degli arabi e dei musulmani in tutto il mondo.

Queste diverse concezioni sul mondo arabo possono essere riassunte in due visioni: la prima attribuisce all’Occidente la responsabilità per i suoi progetti di colonizzazione nei paesi arabi, la nascita dello stato di Israele e la sua guerra all’Islam. La seconda invece accusa gli Arabi di aver fallito la lotta ai paesi occidentali oltre ad essere responsabili del loro sottosviluppo e del rifiuto alla modernità che li esclude dal renderli competitivi. A meno che non rinuncino alla loro religione per iniziare ad abbracciare la laicità.

Queste considerazioni portano con sé una visione dualista del mondo che vede la divisione tra bene e male e che cerca di rovesciare le colpe tanto sull’occidente quanto sugli arabi o sull’Islam o sulle rivoluzioni. Questa percezione dei fatti ha come conseguenza la ridicolizzazione e la semplificazione degli eventi che impediscono una visione profonda della realtà e contribuiscono a peggiorare la tragedia che sta sperimentando la regione araba.

Le analisi fin qui esposte vogliono trovare soluzioni immediate ma, allo stesso tempo, non considerano in maniera obiettiva la grande fatica che il popolo arabo deve affrontare per contrastare avversari pericolosi, l’arretratezza storica del paese e le numerose e complesse problematiche nazionali.

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