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I bambini della Ghouta e il loro massacro: così ricorderemo il 2013

Zoom siria ghouta 2013Di Abdo Wazen. Al-Hayat (31/12/2013). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

Il 2013 sarà ricordato come l’anno della catastrofe. Il massacro dei bambini siriani nella regione della Ghouta è sufficiente a descrivere quello appena concluso come l’anno delle uccisioni senza pietà. L’odio ha raggiunto il suo grado più alto, non solo per le armi chimiche che hanno ucciso quei bambini, ma per l’immagine angelica dei piccoli corpi che sembravano essersi addormentati mentre il gas ne avvelenava il respiro.

Il 2013 sarà ricordato come l’anno degli sfollati e di coloro rimasti senza un tetto sulla testa, nel proprio Paese, al confine e nei Paesi vicini. Nei campi allestiti per l’emergenza, nelle tende e nelle capanne. I cittadini siriani stanno ancora sperimentando cosa significhi la condizione di rifugiato che abbandona la propria città, i quartieri, i campi. Sono i nuovi rifugiati che il regime siriano obbliga ad entrare nella storia della nuova dislocazione.

Vivono perché non sono morti; ma la morte appariva più misericordiosa di una vita sotto i bombardamenti che si abbattono dagli aerei di “un nemico” che stavolta non è israeliano. I bambini stanno morendo nel gelo sotto gli occhi delle loro madri. Famiglie in Libano e in Giordania vivono sotto i ponti, cercando un soffio di vita in mezzo alle rovine. Questi dimenticati, scevri da ogni norma sociale, sono privati della loro cittadinanza e di tutti i loro diritti. Diritti in cui si afferma la loro umanità, snaturata ora come da un destino che si beffa di loro.

Cosa può significare – per gli sfollati, per chi viene torturato dal regime siriano, per chi ha fame – l’arrivo del nuovo anno? Proprio nulla. Per loro significa solo ancora più oppressione, miseria, fame, altra indifferenza, esser ignorati, non considerati ancora di più. Con la fine del 2013 non si può far altro che ricordare il massacro della Ghouta, perfino chi lo ha perpetrato non riuscirà a dimenticarlo.

Questa scena deve restare bene impressa negli occhi del mondo come il massacro frutto di una barbarie che raramente ha avuto uguali. Quei bambini, morti nella quiete senza versare una goccia del loro sangue, meritano di essere l’icona del 2013. E la loro icona dev’essere considerata sacra.

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