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Un altro venerdì col fiato sospeso

Articolo di Luca Pavone

2486735498_4225d8067d_zE’ venerdì, il Cairo è incredibilmente silenziosa, le strade sono deserte, i clacson e lo smog danno una breve tregua, il mercato di frutta e verdura è semivuoto, un anziano signore gira per le strade urlando “Ahraaaam!Ahraaaaam” vendendo copie del famoso quotidiano. Verso mezzogiorno basta aprire le finestre per ascoltare il coro dei muezzin che invitano alla preghiera, mentre bambini, giovani e anziani escono di casa con un piccolo tappeto in spalla diretti alla più vicina moschea mentre le donne restano a casa per preparare il pranzo.

Dal 2011 ogni venerdì è un’incognita in Egitto, tutti attendono con ansia la fine della preghiera per vedere cosa succederà: scontri, manifestazioni, ogni settimana è un grande punto interrogativo. Il Cairo, la città che non dorme mai deve fare i conti col coprifuoco, che di venerdì inizia alle 7, impensabile per una megalopoli che vive di notte.

Durante la settimana, i carri armati dell’esercito sono stazionati in strade secondarie ai lati degli obiettivi più sensibili, ma di venerdì escono allo scoperto presidiando gli ingressi delle piazze e delle strade principali. Quella ritrovata tregua tra popolo e polizia è solo temporanea, non c’è fiducia, è tutto nelle mani delle forze armate.

Dopo l’arresto di Mohammad Badie (la guida suprema) e della cupola che dirige la fratellanza, i seguaci dell’ex presidente Morsi si muovono allo sbando, senza coordinazione, come formiche che hanno perso la regina, orfani del sostegno popolare, in continua erosione dopo gli episodi di violenza delle ultime settimane. Oggi vogliono tornare Rabaa El Adaweya, vedremo cosa succederà.

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