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Tunisia: da Paese modello a emarginato

Zoom 7 feb Tunisia

Editoriale. The Daily Star (07/2/2013). Traduzione di Roberta Papaleo. Dopo la sua rivoluzione, sembra che la Tunisia abbia affrontato un destino diverso rispetto a Libia ed Egitto, dove gli islamisti hanno manifestato il loro interesse per il potere sopra ogni altra cosa. Sebbene anch’essa abbia vissuto per decenni sotto una dittatura, la Tunisia aveva una società più aperta all’eguaglianza ed alla libertà sociale e culturale. Anche la Tunisia presentava elementi islamisti ed un’opposizione, ma il loro disaccordo era di natura più tranquilla che in qualsiasi altro Paese, specialmente nel vicino Egitto.

È stato quindi abbastanza sorprendente vedere come le lamentele per le strade, invece di essere prese in considerazione da politiche nazionali più mature, si siano riaccese nelle proteste dopo l’assassinio del leader di opposizione Chokri Belaid. Tra le manifestazioni che hanno seguito la sua morte, è stato possibile sentire l’eco degli slogan ascoltati nella rivoluzione tunisina di due anni fa.

L’instabilità dell’attuale situazione in Tunisia minaccia di scatenare nuova violenza e anarchia, di mettere a rischio la sicurezza e d in tal modo portare ad una maggiore oppressione.

Questa rabbia ha cercato un bersaglio e lo ha puntato su Ennahda e sugli elementi islamisti e salafiti del Paese. In una situazione del genere non è importante se Ennahda sia direttamente responsabile. Non possono evitare di essere incolpati per la direzione presa dalla Tunisia, per il modo in cui hanno deciso di comportarsi e per il malcontento che hanno provocato come conseguenza.

La reazione violenta che questo malcontento ha generato minaccia di essere la prima tomba della rivoluzione tunisina. La violenza causerà altra violenza. La Tunisia è arrivata ad un bivio.

È importante che ci sia uno sforzo onesto e genuino per troncare sul nascere le ragioni di questo malcontento, che deve essere fatto facendo attenzione alle lamentele e alle aspirazioni della gente, riconsiderando e rettificando alcuni degli errori degli ultimi due anni, in modo tale che il Paese possa di nuovo andare avanti sulla giusta strada.

Tutte le fazioni politiche devono partecipare al futuro della Tunisia. Il momento è critico: un approccio sbagliato potrebbe trascinare il Paese negli abissi. Basta guardare ai suoi vicini per vedere come potrebbe andare male.

In seguito ad una rivoluzione, è allettante pensare la parte più difficile sia passata, ma un cambiamento nella leadership non è la soluzione magica per i problemi di tutti i giorni di un Paese.

Creare una democrazia non è questione di fare i discorsi giusti. Piuttosto, richiede apertura e rispetto per il dialogo. La trasparenza è la chiave ed i saggi leader sono onesti in merito alle sfide che un Paese affronta.

La Tunisia è sull’orlo di perdere tutto ciò che ha ottenuto negli ultimi due anni, se i leader non avranno l’intelligenza di colmare le lacune nella comunicazione e nella cooperazione presenti nel Paese e finché non impareranno dagli errori del regime precedente e da quello che gli sta accadendo intorno.

Sarebbe un peccato se questa rivoluzione, catalizzatore del cambiamento nella regione, finisse non come un modello ma invece come un emarginato.

http://www.dailystar.com.lb/Opinion/Editorial/2013/Feb-07/205377-from-paragon-to-pariah.ashx#axzz2KCPAKOF1