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Siria: la Russia cambierà politica?

Dar al-Hayat (20/07/2012). I recenti sviluppi drammatici della situazione in Siria hanno portato la Russia a rinegoziare le strategie e gli accordi con il governo di Damasco. La Russia si trova ora in una posizione difficile in bilico tra lo scontro ed il confronto. Ora tutto può succedere, sia che si tratti di degenerare in una “battaglia decisiva”, secondo le parole del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, sia che si tratti di raggiungere finalmente una soluzione politica definitiva.

La situazione è notevolmente cambiata dopo l’esplosione avvenuta due giorni fa a in un ufficio della sicurezza di Damasco nella quale sono rimasti uccisi diversi membri del governo siriano considerati dei pilastri del regime al-Assad, come il Ministro della Difesa Dawd Abdallah Rahja ed il suo sottosegretario Assef Shawkat, nonché cognato del presidente. L’attenzione è ora incentrata soprattutto sulle reazioni dei paesi vicini alla Siria, in particolare al Libano ed all’Iran. Per il Consiglio di Sicurezza questo è un momento di attesa in cui ogni decisione politica è sospesa; la Russia è nel mirino.

La gravità di quanto accaduto, ovvero l’attacco di un edificio della sicurezza nazionale, indica la presenza di una falla interna al sistema che ha permesso all’opposizione di penetrare e che potrebbe essere il punto di svolta per la definitiva disgregazione del regime e della perdita del suo controllo sui ranghi interni del governo. La prima cosa che ci si chiede è ovviamente quale sarà la prossima mossa di Bashar al-Assad. Potrebbe raggiungere la conclusione che è arrivato il momento di camminare a testa alta e d affrontare la realtà e consegnarsi ai ribelli come nel caso di Gheddafi oppure essere giudicato dalle corti internazionali per aver commesso crimini contro l’umanità. Oppure si renderà conto dello sgretolamento del regime e farà in tempo a scappare con la sua famiglia, come fece l’ex presidente yemenita Saleh. Tuttavia, il presidente potrebbe anche pensare che si tratti del momento decisivo per un’azione militare e non per una soluzione politica ed impiegare quindi tutti i mezzi a sua disposizione. Il governo siriano potrebbe considerare l’atteggiamento della Russia come una sorta di protezione nei suoi confronti, come se essa fosse la sua “Israele personale”. Di fronte alla situazione critica in Siria, specialmente dal momento che si contano ormai 18 mila morti, la leadership russa deve decidere se insistere sul confronto con il rischio di essere trascinata nella scia di una guerra civile in Siria e perdere così il suo peso come grande potenza nella costruzione di un nuovo ordine regionale, oppure affrontare i suoi partner occidentali e raggiungere con loro un accordo per potersi assicurare l’inclusione nel nuovo assetto internazionale.

È il momento di tirare le somme e trattenere il respiro, non solo in Siria ed in Medio Oriente, ma anche nell’ambito dei rapporti, degli equilibri e degli interessi a livello internazionale.

Articolo di Raghida Dergham

Traduzione di Roberta Papaleo