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Megrahi è la prima vittima, la seconda è l’Iran

L’Opinione di Al-Quds al-Arabi (22/5/2012). Traduzione di Carlotta Caldonazzo

Le tv libiche non hanno dedicato attenzione ai funerali di Abd al-Basit al-Megrahi, l’unico imputato per l’esplosione del volo Pan Am 103 a Lockerbie in Scozia nel 1988, né si sono interessate a lui quando era in vita, malato di cancro alla prostata, poiché rappresenta una fase di un regime che i libici non vogliono ricordare ora che stanno tentando di voltare pagina. Negli ultimi dieci anni Megrahi è stato vittima di accordi tra i governi britannico e libico: la sua condanna al carcere a vita è stata il risultato di un accordo che ha ben poco a che vedere con la giustizia, mentre la sua scarcerazione dopo due anni per ragioni umanitarie e per farlo morire tra i suoi familiari è avvenuta nel quadro di un accordo che ha garantito contratti importanti alle compagnie petrolifere britanniche. Quanto all’amministrazione Usa, che si era opposta alla scarcerazione di Megrahi dubitando della sua malattia, ne ha chiesto l’estradizione dopo la morte del colonnello Muammar Gheddafi. Una mossa in parte ascrivibile alle pressioni esercitate dai parenti delle vittime statunitensi di Lockerbie.

Intanto dall’altra parte dell’Oceano i parenti delle vittime britanniche ritenevano Megrahi un capro espiatorio e chiedevano che fosse scoperto il vero colpevole. Ad esempio il medico britannico Jim Swire, che a Lockerbie ha perso la figlia, sostiene l’innocenza di Megrahi ritenendo probabile che per un certo tempo altri apparati siano stati coperti. Il caporedattore di Al-Quds al-arabi, su invito dello stesso Megrahi, lo ha visitato insieme a Saad Jabbar nel carcere scozzese dove era rinchiuso, qualche mese prima della sua scarcerazione. Durante il colloquio, durato più di tre ore, Megrahi ha giurato di essere innocente sostenendo che se avesse commesso il crimine di cui era accusato lo avrebbe annunciato pubblicamente. Tutte le accuse, ha aggiunto, sono false e costruite, come dimostrerebbe un rapporto presentato dai pubblici ministeri, di cui una copia è in mano del suo legale. Il documento è pieno di lacune, interi passi lunghi anche pagine censurati dalla polizia per ragioni di sicurezza, senonché molte delle informazioni contenute nell’originale avrebbero potuto scagionare lui e accusare altri. Nel corso dell’incontro Megrahi pianse al punto tale da attirare l’attenzione delle guardie che erano nella stanza accanto, dichiarandosi pronto a presentare ricorso contro la sua sentenza di condanna e per dimostrare la veridicità delle sue affermazioni. Tuttavia il cancro e un accordo tra i governi britannico e libico ha fatto sì che fosse liberato in cambio della rinuncia a tale ricorso.

Non desta sorpresa il fatto che Londra e Washington intendano riaprire il caso Lockerbie per coinvolgere un altro paese, visto che la Libia dopo la caduta di Gheddafi è diventata uno stretto alleato. Il paese candidato alla sbarra è l’Iran, contro il quale un’eventuale condanna per questo caso potrebbe essere utilizzata a sostegno di un attacco da parte di Usa e Israele. Infatti una delle piste di indagine sul disastro di Lockerbie chiama in causa un gruppo palestinese, che avrebbe fatto esplodere l’aereo statunitense per rappresaglia contro l’abbattimento di un volo civile iraniano sul Golfo nel 1986 (nessun sopravvissuto). Tuttavia è stato ufficialmente riconosciuto che lo svizzero che avrebbe fornito alla Libia l’esplosivo per fal saltare l’aereo Usa avrebbe ricevuto in cambio del suo “lavoro” due milioni di dollari dall’intelligence di Washington. Questa persona ha dichiarato inoltre di essere fugito immediatamente dopo in l’Australia per un risveglio di coscienza. Secondo i servizi segreti tedeschi invece la bomba sarebbe stata innescata all’aeroporto di Francoforte e a portarla sull’aereo sarebbe stato un libanese morto nel disastro.

Megrahi è morto e non gli servirà alcuna assoluzione, da cui semmai potrebbero trarre vantaggio i suoi figli. Nondimeno è probabile che Megrahi venga accusato di altri crimini in quanto membro dei servizi segreti del vecchio regime libico, che ha perseguitato, torturato e ucciso i suoi concittadini.