Di Katherine Brooks. Huffington Post (25/05/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.
Quando circa otto anni fa ha iniziato a decorare le mura di grandi condomini e uffici, Mehdi Ghadyanloo cercava di combinare spazi architettonici minimalisti a scene surrealistiche provenienti da un altro universo. Infatti, come sequenze di sogni amplificati, le sue immagini ritraggono figure in grado di sfidare la forza di gravità e oblò che portano lo spettatore in altre dimensioni che fondono insieme cielo e struttura attraverso prospettive alterate. Tutte le illustrazioni dell’artista s’ispirano alla sua personale concezione di finzione e infinito.
Ghadyanloo ci ha presentato il ventaglio di possibilità che l’arte pubblica ha a Teheran, rivelando: “I graffiti sono illegali qui in Iran, come in molti altri Stati. È per questo che noi artisti di strada abbiamo creato una buona rete di lavoro e di collaborazione […] Per quello che riguarda altri campi, come quello dell’arte figurativa, va un pochino meglio rispetto a otto anni fa, durante la presidenza di Ahmadinejad. Tutto dipende dalle sanzioni economiche contro il programma nucleare iraniano”.
L’artista fa riferimento all’imponente collezione artistica che è ancora tenuta nascosta nei magazzini del Museo di Arte Contemporanea di Teheran dalla Rivoluzione Islamica del 1979. Il museo, infatti, vorrebbe espandere i suoi servizi e i suoi spazi per esibire nuovamente rari capolavori di Picasso, Van Gogh e Monet. Nello specifico, i rappresentanti del museo hanno sostenuto che le sanzioni internazionali, ad oggi, si aggiungono agli altri ostacoli che le arti e i finanziamenti alla cultura incontrano sulla loro strada. Tutto, però, dipende dall’esito delle negoziazioni sul file nucleare.
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