Intervista di Katia Cerratti
“Ragazzoni pronti per i lavori nei campi! 400,700,800…”, 400 dollari, questo il prezzo di un essere umano in Libia, venduto all’asta come merce dai mercanti di schiavi. Un orrore mostrato in un video chock della Cnn risalente all’agosto 2017, la cui autenticità è stata confermata dal reportage di Nima Elbagir che a Tripoli ha documentato vere e proprie aste di esseri umani. Un business miliardario compiuto sulla pelle dei migranti che sembra strettamente legato ad un altro fenomeno, quello del jihadismo. I proventi del traffico di migranti, foraggerebbero infatti il
L’ONU ha attaccato duramente l’accordo tra Ue e Italia sui migranti in Libia, in base al quale l’Unione europea assiste la guardia costiera libica nell’intercettare nel Mediterraneo e riportare indietro i migranti, accordo che l’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al-Hussein, ha definito “disumano”. Se è vero che sono diminuiti i flussi in entrata in Europa, è pur vero che è aumentato il numero di migranti trattenuti nei centri di detenzione in Libia in condizioni disperate. Dove ha sbagliato l’Europa, in particolare l’Italia, nella gestione dei flussi migratori?
Secondo me l’errore più grande è stato firmare il trattato di Dublino, perché con il trattato di Dublino ci siamo messi il cappio al collo. Se un migrante deve rimanere nel Paese in cui approda, è chiaro che noi siamo in prima linea perché non è che dall’Africa arriva in Finlandia, quindi, già quello è stato secondo me il primo errore. Perché lo abbiamo firmato? Non ne ho la più pallida idea, nel senso che mi sembra che ci sia stata proprio una svista oppure ci sono motivi che noi non conosciamo, perché quando è stato firmato noi il problema dei cosiddetti ‘vu cumprà’ ce l’avevamo già, allora perché è stato firmato? E questa è la cosa di cui non si parla, dopodiché, una volta firmato il trattato di Dublino, è chiaro che l’unica soluzione possibile era bloccarli prima che arrivassero in Italia perché una volta arrivati in Italia c’è un processo lunghissimo per decidere se possono o non possono avere l’asilo politico, alla maggior parte viene dato l’asilo umanitario, a quelli che vogliamo rimandare indietro dobbiamo pagare il biglietto e alla fine ci costano molti soldi. Allora l’idea, di Berlusconi inizialmente, poi dei governi susseguenti, è stata quella di dire’li blocchiamo in Libia, diamo i soldi ai libici’, infatti abbiamo dato i soldi a Gheddafi prima e adesso stiamo dando i soldi a questi altri, e questi li tengono in condizioni disumane. Insomma, io l’ho scritto nel Libro ‘Mercanti di uomini’, è una cosa pazzesca.
Nel suo penultimo lavoro Mercanti di uomini, individua un filo rosso tra il rapimento di ostaggi occidentali, la crisi dei migranti e il jihadismo. Il riscatto degli ostaggi verrebbe investito nel business miliardario del traffico di migranti che, a sua volta, foraggerebbe il jihadismo. E’ ancora cosi in Africa?
Secondo me è ancora così in Africa. Adesso noi non sappiamo quanti ne arrivino esattamente in Libia, non ne abbiamo la più pallida idea, però secondo me i flussi non sono diminuiti poi così tanto, cioè, non è vero che dall’Africa orientale, occidentale, arrivi meno gente, si, magari c’è stata una piccola diminuzione però secondo me la gente scappa perché la situazione non è cambiata, quindi, in un modo o nell’altro raggiungono la Libia dove poi vengono presi e incarcerati e la raggiungono con l’aiuto dei mercanti di uomini e tra questi ci sono sicuramente i jihadisti. In Africa il jihadismo non si è fermato assolutamente, ci sono stati gli attacchi in Burkina Faso ultimamente, è un continuo, quindi , secondo me siamo in una situazione in cui, siccome li abbiamo bloccati lì, siccome abbiamo tagliato la testa all’Isis, ma fino a un certo punto perché insomma l’Isis ancora c’è in alcuni punti della Siria, specialmente lungo il confine tra la Siria e l’Iraq, a questo punto noi abbiamo detto “abbiamo vinto” ma non è vero, assolutamente no.
Come giudica le recenti accuse di connivenza con i trafficanti rivolte alle ONG da più fronti?
Certamente ci sono ONG che funzionano benissimo, però sicuramente le ong hanno delle responsabilità, cioè, è diventato un business, il problema è che è tutto un business, la vita umana ha un valore che è un valore monetario, per cui direi che non c’è nessuna differenza con quello che succedeva sotto il nazismo quando vendevano gli ebrei per soldi, è veramente sconvolgente questa cosa. Le ONG chi le controlla? Ha visto tutti gli scandali che ci sono stati, allora, c’è un organismo che controlla le ONG a livello internazionale? Chiunque può andare e creare una onlus in Italia o in qualsiasi altro altro posto e fare quello che vuole, in questo modo si danneggia anche la cooperazione, perché ci sono tantissime organizzazioni che sono ben intenzionate, che fanno del bene e poi però si perdono in questo marasma di corruzione. Poi diventa un calderone.
Il 17 ottobre scorso, la liberazione di Raqqa, roccaforte dello Stato islamico, ha segnato la fine del califfato in Siria ma non ha scongiurato il rischio attentati in occidente perché ora si temono i foreign fighters. Come spiega il fenomeno di questi combattenti?
Sicuramente, come ho scritto nel libro, è un discorso di individui che non sentono di appartenere assolutamente a
Lei sostiene che per contrastare gli attacchi terroristici in Europa, sia necessario lavorare all’interno delle comunità musulmane. In che modo?
Secondo me la comunità musulmana è la prima vittima di tutto questo perché è gente che assolutamente non vuole far del male a nessuno, al contrario, però si sentono costantemente presi di mira, per cui direi che se noi riuscissimo a coinvolgerli proprio nella ricerca di come evitare questo tipo di indottrinamento ma anche di integrare le nuove generazioni all’interno del sistema, allora questa è la formula vincente, però secondo me ci vuole una decisione che è una decisione a livello proprio culturale, cioè, noi dobbiamo accettare il fatto che la comunità musulmana fa parte di questa nuova Europa, quindi noi non siamo più cristiani e basta, protestanti, cattolici o ebrei, ma noi siamo, come in tutto il resto del mondo, mischiati, c’è una tolleranza religiosa. Questo è un discorso difficile, ci sono le tradizioni musulmane. Io penso sempre a tanti anni fa, ad Amsterdam uno mi disse:” Questi hanno comprato un appartamento, una casa accanto alla nostra, e durante la festa della ‘Eid hanno preso un agnello e lo hanno sgozzato in giardino!”. Erano completamente inorriditi da questo rito. Cioè, non è che i vicini gli avevano dato fastidio o rubato qualcosa, però il semplice fatto che avessero fatto una cerimonia del genere nel giardino accanto li ha sconvolti. Secondo me ci voleva anche un’educazione, i grandi cambiamenti non possono avvenire in un attimo.
In una recente intervista ha affermato che “l’esportazione della democrazia occidentale in ogni angolo del villaggio globale ci si è ritorta contro”. Cosa non ha funzionato? E’ sbagliato il principio stesso di “esportazione della democrazia o le “modalità” utilizzate nell’esportarla?
Sicuramente le modalità sono sbagliate perché la democrazia non si può esportare come un qualsiasi prodotto, va
Secondo lei come finirà in Siria?
Secondo me in Siria finirà male. Io penso che la Siria diventerà, nel migliore dei casi, per noi una guerra per procura tra noi, Putin e diciamo i suoi compagni, quindi parliamo della Turchia, tra l’altro la Turchia è un membro della Nato quindi questo già dà idea di quanto complessa sia la cosa, l’Iran e via dicendo. Questo nel migliore dei casi, quindi