Non è un viaggio come gli altri. Morsi non è Mubarak, l’Egitto non è più quello di un anno e mezzo fa. Il Cairo non
sembra più essere a completa disposizione delle volontà di Washington ed in questi mesi ha riallacciato vecchi contatti
e stabilito nuove relazioni per dare alla sua politica estera un respiro decisamente più ampio rispetto al passato. Il viaggio di Morsi negli Stati Uniti d’America non sarà una noiosa parata di dichiarazioni ripetitive e vuote, ma la dimostrazione di quanto vorrà spingersi oltre il nuovo Egitto.
Gli stati Uniti d’America hanno costantemente sostenuto con ingenti finanziamenti l’economia locale, ma questa non sembra essere più ragione sufficiente per tenere legata la diplomazia egiziana ai suoi interessi. Tantissime testate giornalistiche stanno infatti riportando dichiarazioni non ufficiali che vorrebbero Morsi impegnato a ridefinire, ricalcolare, se non addirittura resettare, le relazioni con Washington. Sarebbe tuttavia un errore leggere ed interpretare tali azioni come una volontà di rompere i legami con gli Stati Uniti e bisogna di contro considerarle solo nell’ottica di una ridiscussione dei termini di un accordo. Morsi ha affermato di essere alla ricerca di una reale amicizia con Obama, anche se il presidente americano forse non avrà il tempo di riceverlo alla Casa Bianca a causa degli impegni per la campagna presidenziale. Almeno questa sembra essere la versione ufficiale.
Morsi incontrerà ancora rappresentanti sauditi, turchi ed iraniani nel corso della sua visita statunitense, ma soprattutto avrà l’occasione di dialogare con Cameron ed Hollande. Come riportato dal The Guardian, Morsi intende mantenere tutte le porte di dialogo aperte senza che nessun pregiudizio possa inficiare la possibilità di creare nuove partnership. Sarà lui insieme con la sua amministrazione ad avere l’ultima parola, sarà il suo Egitto a decidere autonomamente le proprie scelte di politica estera senza che diktat esterni ne condizionino in alcun modo l’agire.
Marco Di Donato