di Amina Khairy. Al-Hayat (05/03/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.
La Giornata Internazionale della Donna testimonia, attraverso l’osservazione dei successi e degli insuccessi raggiunti, la condizione delle donne in Egitto.
Dopo la fine delle celebrazioni dei discorsi e degli scambi di desideri e una volta che i cantanti e le cantanti sono scese dal palcoscenico; prima che tutti gli schermi televisivi smettano di trasmettere i rapporti annuale sulla condizione delle donne, si tireranno le somme su ciò che si sarebbe dovuto fare e su so che si è fatto.
I giornali egiziani non sono riusciti a giocare un ruolo interessante per le donne ne a rappresentare in modo globale i diversi successi raggiunti nel corso dei secoli, comprese le conquiste rivoluzionarie e le vittorie politiche degli ultimi 4 anni.
Ciò che è stato pubblicato, diffuso e commentato nei giornali ci fa vedere a primo impatto la scossa femminile come una luce brillante ed eccitante, ma sotto la superficie essa si presenta come un sussulto mediocre, grossolano e noioso.
“Più casi di demenza nelle donne, rispetto agli uomini”, “Le donne egiziane sono tormentate, represse, depresse e indisposte verso la vita”, “ Le donne egiziane sono tormentate per loro natura”, queste sono solo una parte delle sconvolgenti novità apparse qualche anno fa su tabloid e riviste. E vi è una vasta gamma di dichiarazioni di medici esperti che accostavano le più importanti malattie mentali alle donne, alla luce soprattutto degli avvenimenti politici, delle operazioni terroristiche e dei movimenti militari che hanno interessato l’Egitto negli ultimi anni.
Nonostante le manifestazioni di lode e gli scroscianti applausi sollevati dai giornali in seguito a ogni occasione elettorale, quando i media celebrano il ruolo da protagonista giocato dalle donne egiziane, lo stato d’animo dei media nei confronti delle donne si concentra ancora solamente in due settori: da una parte la bellezza, la moda, l’arte culinaria e le doti artistiche, e dall’altra la depressione e le malattie mentali.
Visto che le malattie mentali sono comuni a tutti e non una eccezionalità femminile, e visto che i risultati ottenuti dalle donne egiziane e le loro frustrazioni vanno ben al di là di questo, le associazioni e le organizzazioni che si occupano di donne hanno deciso di festeggiare a modo loro e di selezionare loro i veri problemi da affrontare.
Uguaglianza e emancipazione
Tra queste vi è l’articolo 11 secondo il quale “ lo Stato deve garantire il raggiungimento della parità tra donne e uomini in tutti i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali, e secondo le disposizioni della Costituzione, e deve prendere le misure utili per garantire un’adeguata rappresentanza parlamentare”.E ad esso segue l’articolo 14 che prescrive la nomina delle cariche pubbliche senza differenziazioni di sesso, prevedendo anche che “ lo Stato garantisca i loro diritti e la proteggezione”.
Ostaggio della violenza
Quest’anno le celebrazioni della Giornata Internazionale della Donna sono caratterizzate dalla mancanza di donne egiziane modello “First Lady”, a cui l’Egitto è stato abituato per quarant’anni. Erano, infatti, le First Lady a portare avanti le campagne a favore dei diritti delle donne e delle loro attuazioni.
Se le donne si sono liberate della figura della First Lady, sono rimaste ancora ostaggio di ogni tipo di violenza, partendo dalla violenza domestica che si è pian piano diffusa in tutti i settori della società in cui la donna viene vista esclusivamente come un crogiolo di feti o un oggetto sessuale. E si suppone che lo Stato sia in parte responsabile della protezione delle donne.
Forse la conferenza organizzata presso il ministero degli Interni, intitolata “Sistema istituzionale per far fronte a reati di violenza contro le donne”, rappresenta una speranza su questo fronte. Essa mira a fornire agli ufficiali che operano nel campo della lotta ai reati di violenza contro le donne informazioni, conoscenze scientifiche e competenze tecniche che possano aiutarli nell loro lavoro. Tanto più che la violenza contro la donna perpetrata dalle forze di polizia rimane un’usanza ancora in auge.
Amina Khairy è giornalista presso il quotidiano Al-Hayat.