Di Rayyan Majed. Now Lebanon (25/10/12). Traduzione di Alessandra Cimarosti.
Nahal è egiziana. Sul cartello che sostiene si legge “Io supporto l’intifada delle donne nel mondo arabo perché questa società preferisce una donna velata ad una donna istruita”. Farah, tunisina, ha invece scritto sul suo cartellone “Supporto l’intifada delle donne nel mondo arabo perché non voglio che mia figlia indossi il velo”. Dima, palestinese, è rattristata dal fatto che la donna sia “sempre considerata come una persona mentalmente inferiore, senza diritti, che debba soddisfare i desideri dell’uomo”. Loulou, giordana, rivendica “il diritto di marciare nelle strade a testa alta e senza avere paura”. Hala, saudita, vuole essere “una donna e non un’intoccabile”.
Ali è iracheno. Anche lui ha un cartellone: “supporto l’intifada delle donne nel mondo arabo semplicemente perché detesto la discriminazione fondata sul genere”. Omar, palestinese, supporta anche lui questa intifada, perché “la verginità della donna, riguarda solamente lei”.
Questo è solo un assaggio di tutti quelli che hanno diffuso le proprie foto nei social network, sostenendo la campagna “Intifada delle donne nel mondo arabo”. “Riempiamo il mondo di baccano!” scrive su Facebook Yalda Younès che chiede alle proprie amiche di prender parte a questa battaglia. Yalda, così come Diala Haidar, libanese, Farah Burqaoui, palestinese e Sally Zihni, egiziana, sono le responsabili della pagina. Esse sono unite dal sogno della libertà e della fede. “Dopo che le rivoluzioni del mondo arabo hanno rovesciato le dittature dei vecchi regimi, le donne rovesceranno la dittatura esercitata dall’uomo in casa, sulla propria sposa, sulle figlie, sulla sorella o anche sulla madre”.
Secondo Sally, le donne che sono state arrestate, picchiate e trascinate per terra dalle forze dell’ordine hanno poi ricevuto anche una pugnalata alle spalle da parte dei rivoluzionari. “Samira Ibrahim che ha guidato la campagna contro i test della verginità, si è ritrovata sola ad affrontare i militari, senza il sostegno che avrebbe meritato da parte dei rivoluzionari” deplora Sally e poi continua “Ci dicono sempre che ci sono delle priorità nelle rivoluzioni e che le donne devono aspettare”.
Yalda enumera le rivendicazioni delle donne arabe: “Libertà di decidere della propria vita, libertà di scegliere il proprio coniuge, diritto al divorzio, diritto all’indipendenza, diritto all’istruzione, diritto al lavoro, diritto di voto, diritto di candidarsi, diritto di proprietà, uguaglianza nella cura dei bambini, uguaglianza sul posto di lavoro, uguaglianza nella società, protezione contro la violenza domestica…”.