Il Parlamento egiziano ha approvato una nuova legge sulle ONG per limitarne la libertà. La nuova regolamentazione permetterà alle organizzazioni di svolgere solamente attività sociali e di sviluppo, proibendo ogni attività politica. Introdurrà inoltre una tassa ad hoc per i fondi provenienti dall’estero e il divieto agli attivisti condannati a pene detentive di costituire una propria associazione.
Secondo le stime del governo, sono ad oggi 46.000 le associazioni nazionali e 100 quelle straniere che operano in Egitto. Tra queste, una delle più famose è Nadim, ONG per la salvaguardia dei diritti umani, che si occupa di costruire stime su argomenti quali le violenze sessuali in Egitto e gli abusi della polizia nonché di diffondere report all’estero, poi pubblicati su testate come Financial Times e Wall Street Journal.
Come riportano i media egiziani, il governo ha chiesto a Nadim di chiudere il mese scorso. E dopo averne sequestrato i conti correnti, ha aperto una inchiesta riguardo ai fondi che Nadim stessa riceveva dall’estero. Ad oggi la responsabile dell’ organizzazione, Magda Aly, è sotto libertà vigilata e non può lasciare l’Egitto. “Questo è l’ennesimo esempio di come non esistano e non possano esistere organizzazioni per i diritti umani in Egitto”, dice ad Arabpress Alaa Nasser Shehabeldin, avvocato penalista egiziano specializzato in casi familiari e in diritti umani. “Mentre le poche ONG storiche sono assistite da studi legali ormai affermati, in questo momento, aprire casi sulle organizzazioni umanitarie di più recente costituzione è diventato pressochè impossibile. Il governo rende l’iter giudiziario lungo e tortuoso, molto burocratizzato, rendendosi spesso irreperibile. Per questo, da ormai due anni, mi concentro su casi familiari o corporate”.
Ma secondo il governo egiziano, non si tratta affatto di limitazione della libertà. Al contrario, come ha sottolineato Abdel Aal, portavoce del Parlamento, questa legge soddisfa pienamente i bisogni delle istituzioni della società civile in Egitto e avrà un grande ruolo nel preservare la sicurezza nazionale del Paese.
Ma sono proprio i difensori dei diritti umani e gli attivisti politici che continuano a riempire sempre di più le prigioni egiziane. Secondo l’Arabic Network for Human Rights Information, dal coupe militare del giugno 2013 con il quale Al-Sisi ha preso il potere, sono state costruite tredici nuove prigioni, più tre ancora in costruzione. Ad oggi sono circa 106.000 i detenuti in Egitto, 60.000 dei quali prigionieri politici, e 10.000 attualmente quelli sotto processo.