Per Omar Sheikh, invece, ex-portavoce del Consiglio di transizione siriano, il numero dei tunisini coinvolti nel conflitto è di sole alcune centinaia, sparse soprattutto nella parte nord della Siria. Sheikh ha affermato che alcuni di loro sono giunti in Siria per conto proprio e che sono lì per sostenere la democrazia e la libertà. “La Siria non ha bisogno di altri combattenti, perciò chi arriva lo fa su base volontaria, a prescindere dal proprio background religioso e ideologico,” ha detto l’uomo, proseguendo: “Perché dovremmo ritenerli dei terroristi solo per il loro aspetto? Non abbiamo tutti il tempo di raderci in Siria: avere la barba non significa per forza essere qui a combattere”. Sheikh ha infine descritto “la maggior parte dei tunisini che ho incontrato in Siria” come persone “rispettose e come si deve. Alcuni di loro sono dottori giunti qui per dare il proprio aiuto”.