Intervista di Katia Cerratti
Ha al suo attivo 69 mostre personali sia in Turchia che all’estero, l’ultima realizzata nel dicembre scorso presso il Palazzo della Cancelleria, con il patrocinio dell’Ambasciata di Turchia presso la Santa Sede, nel corso della quale ha esposto ben 28 splendide incisioni strettamente legate all’arte tradizionale turca.
Tra i soggetti maggiormente rappresentati pesci, uccelli, fiori, piante e paesaggi marini ma anche dervisci rotanti, elementi ispirati alla classicità, a Roma, a Picasso e perfino ai re assiri. Mescolando sapientemente tecniche e colori, in special modo quelle dell’acquatinta allo zucchero e effetti di carta marmorizzata (ebru), Fatih Mika crea suggestive creature che richiamano le favole turche. Un mondo misterioso e affascinante che l’artista ci ha raccontato con la semplicità e l’essenzialità di una mente geniale e talentuosa.
Come è nato il tuo amore per questo particolare tipo di arte?
In realtà, in Turchia studiavo Filosofia. Quando i generali dell’esercito hanno messo in atto il colpo di Stato del 12 settembre 1980, ho dovuto lasciare il mio Paese e mi sono trasferito nell’ex Jugoslavia. Mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti e così è iniziata la mia avventura artistica come incisore. Una scelta un po’ forzata.
Il contesto in cui sei cresciuto, quanto ha inciso sulla scelta dei soggetti delle tue opere?
Sono nato a Istanbul, una città che rappresenta il ponte fra tante civiltà e allo stesso tempo è anche crocevia di tanti uccelli e pesci. Tutto questo per me era una opportunità, osservare e conoscere la natura. Insomma, la natura rappresentava i miei giocattoli. Giocando ho imparato tanto. Ancora gioco.
L’Incisione. Un mestiere che è fatto di tanti maestri. Tutti mi danno ispirazione.
Tradizione e modernità. Quale valore hanno nelle tue scelte artistiche?
Il nostro corpo biologico viene da lontano e con questo corpo viviamo i nostri giorni. Lo stesso avviene per l’arte. Utilizzo a modo mio tutto ciò che di tradizionale e moderno c’è in essa.
Quale è la tecnica che ami di più e che ritieni più funzionale alle tue produzioni?
Dopo tanti anni posso dire che l’acquatinta brunita è la mia tecnica preferita.
Vivi in Italia ormai da molti anni. Come uomo e come artista, pensi che l’arte sia in grado di “unire” laddove lo “scontro di civiltà” sembra invece aver creato profonde divisioni?
L’arte è in grado di “unire” laddove c’è uno “scontro di civiltà”, perché si compone di tante culture e civiltà. Altrimenti non si sarebbe potuto creare, né comprendere tutto ciò che è stato creato. L’arte inoltre, non ha vincitori: di un’opera d’arte ognuno prende quanto vuole!