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Il sindaco di Padova ha sbagliato Paese

Di Giusy Regina.

Probabilmente il Sindaco di Padova, Massimo Bitonci, ha sbagliato Paese quando ha rifiutato di incontrare il console marocchino per il Triveneto, Ahmed al-Khdar, che aveva proposto una visita di cortesia alla nuova amministrazione leghista.

Bitonci non è nuovo a episodi di questo genere. Già lo scorso ottobre infatti aveva rifiutato di ricevere l’europarlamentare del Partito Democratico, Cécile Kyenge, la quale voleva un faccia a faccia sull’ordinanza anti-ebola, firmata dallo stesso sindaco di Padova, che obbliga chiunque venga dall’Africa a presentare un certificato medico che attesti il proprio stato di salute.

Mentre con la Kyenge ne aveva fatto però una questione di etichetta, nel caso del console marocchino Bitonci si sarebbe giustificato dicendo che “da noi vige il principio della reciprocità”, aggiungendo via Twitter che “quando nel mondo islamico i cristiani saranno rispettati e non perseguitati, allora ci parleremo”.

Tralasciando quello che il concetto di “reciprocità” indica e implica soprattutto in termini di democrazia, la domanda nasce spontanea: che il sindaco di Padova abbia davvero sbagliato Paese?

Il Marocco, si sa, ha una lunga tradizione di tolleranza e convivenza religiosa sin dai tempi più antichi. Come si legge in un articolo di Lucetta Scaraffia, pubblicato sull’Osservatore Romano, dopo un viaggio in cui la giornalista ha potuto toccare con mano la realtà marocchina: “Oggi il Marocco è l’unico Paese arabo dove esiste un museo ebraico, quello di Casablanca, e dove un esponente dell’ebraismo, il presidente delle comunità radicate in Marocco, già ministro, è ora ambasciatore itinerante del sovrano. Qui, accanto alle numerose moschee, non sfigurano grandi chiese cristiane e sinagoghe”. Il Marocco dunque è un modello ed esempio concreto di convivenza tra le religioni, voluto e sostenuto dal Re Mohammed VI e dalla stessa popolazione.

In questa prospettiva il rifiuto del sindaco di Padova appare alquanto immotivato soprattutto perché, al di là di azioni propagandistiche basate sullo storico populismo squisitamente italiano, un atteggiamento di chiusura del genere altro non fa che consolidare stereotipi sbagliati, promossi da gente irresponsabile che incita all’odio in modo assolutamente gratuito. E i risultati che ne derivano sono disastrosi. Basta leggere alcuni commenti alla notizia su Facebook per rendersene conto. Si passa dal razzismo nudo e crudo (“via questa spazzatura dall’Italia”), all’intolleranza vera e propria, alla manipolazione della realtà (“nessuna mediazione con un popolo che vuole instaurare con la tirannia la sua religione”).

Intanto la notizia è giunta fino in Marocco e i marocchini stessi, smentendo la supposta intolleranza verso i cristiani, si stanno chiedendo da quando l’Italia sia diventata un Paese razzista.

Certo è che in un momento storico così delicato per l’integrazione e la multiculturalità e soprattutto in cui il nostro Papa Francesco non fa altro che promuovere il dialogo con l’altro, l’episodio di Bitonci appare davvero una nota stonata che sa soltanto di ignoranza, di vecchio e di, è proprio il caso di dirlo, estremismo spicciolo.

 

 

 

 

 

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