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Palestina: la bandiera della frustrazione

Bandiera palestinese - Palestina

Di Abdel Bari Atwan. Gulfnews (27/09/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Il 30 settembre la bandiera palestinese sarà issata davanti al complesso delle Nazioni Unite a New York. Da quanto è stato annunciato, il presidente dell’Autorità Palestinese (AP), Mahmoud Abbas, ha “lottato senza sosta” per questo gesto di riconoscimento che segue la concessione alla Palestina, nel 2012, dello status di osservatore non membro.

Questi due riconoscimenti sono il risultato dell’approvazione di alcune risoluzioni ONU. Peccato che le altre 200 o più risoluzioni dell’ONU riguardanti Israele e Palestina – approvate con maggioranze schiaccianti per più di 60 anni – non siano state realizzate. Quelle altre risoluzioni insistono – cito verbalmente – tra le altre cose, sui “diritti inalienabili del popolo palestinese”, “la sovranità permanente del popolo palestinese nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”. Quelle altre risoluzioni sottolineano “che il muro e le colonie da Israele nei territori palestinesi […] sono contrari al diritto internazionale”. Molte di queste risoluzioni vengono ripresentate all’Assemblea Generale dell’ONU e riapprovate ogni anno in uno scenario che ridicolizza questa grande istituzione, perché si tratta di risoluzioni che non vengono mai applicate.

Il primo principio della carta dell’ONU è “l’uguaglianza sovrana di tutti i suoi membri”, ma sembra che alcuni dei suoi membri siano più uguali degli altri. Gli Stati Uniti, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, proteggono il loro alleato, Israele, da ogni seria ripercussione, esercitando il diritto di veto e ignorando le raccomandazioni contenute nelle risoluzioni delle Nazioni Unite. Non solo l’ONU ha fallito nel proteggere i palestinesi dall’occupazione illegale e dalla persecuzione messa in atto da Israele dal 1948, ma le cose sono progressivamente peggiorate. L’ONU ribadisce spesso che le colonie stabilite nei territori occupati violano la Quarta Convenzione di Ginevra, ma dagli Accordi di Oslo nel 1993 il numero delle colonie illegali è più che triplicato. Questi accordi erano basati su due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, 242 e 338, secondo le quali Israele doveva retrocedere ai confini precedenti al 1967 e i rifugiati palestinesi dovevano avere il diritto al ritorno. Non è stata soddisfatta nessuna delle due condizioni e la soluzione dei due Stati è impossibile ora, anche geograficamente. La terra con la quale si descriveva lo Stato Palestinese è frammentata dalle colonie israeliane illegali.

Secondo un sondaggio condotto dal Centro Palestinese per la Ricerca Politica e i Sondaggi (PCPSR) il 51% dei palestinesi rifiuta attualmente la soluzione dei due Stati. Lontano dal negoziare la pace, il fallimento dell’ONU nel frenare Israele ha provocato un escalation nel sostegno palestinese all’intifada armata. Perché noi palestinesi dovremmo celebrare il fatto che la nostra bandiera possa sventolare davanti all’ONU? Per inciso, anche questa piccola concessione è stata contrastata dagli USA e da Israele. Abbas ha fatto molto per questa bandiera, ma sarà solo un simbolo vuoto che decora il lato di una strada che non porta da nessuna parte. Tutte queste azioni sono senza significato se Abbas non ha la volontà di confrontarsi con forza con Israele per paura di perdere i fondi di uno dei maggiori donatori dell’AP, gli Stati Uniti.

La maggior parte dei palestinesi hanno perso fiducia in Abbas  e vogliono le sue dimissioni. Il suo mandato è scaduto nel 2009, ma si è esibito in mille giochi di prestigio per prolungarlo. Abbas è un illusionista con niente nella manica – tranne che la bandiera palestinese. 

Abdel Bari Atwan è caporedattore del giornale digitale Rai alYoum.

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