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“Napolislam” di Ernesto Pagano

napolislam

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Mi chiamo Ciro Capone Muhammad. Prima di quella sera non conoscevo niente, né dell’Islam, né di Dio. Ero, come si dice, un prodotto occidentale. Ero fatto uguale a come ci voleva la televisione: bevi la birra, comprati le Nike o le Adidas, esci con le ragazze e poi la sera scassati; non avere rispetto per la donna che è un bene di consumo. Il sabato sera? Pizza, birra, discoteca e ragazza, altrimenti non sei completo”.

Si apre con questa testimonianza il libro “Napolislam” di Ernesto Pagano, già autore dell’omonimo documentario, il cui obiettivo è quello di indagare e conoscere meglio la realtà degli italiani convertiti all’Islam.

Ciro, Francesco, Salvatore. Ma anche Alessandra e Claudia. Giovani uomini e donne nati e cresciuti nella più orientaleggiante delle città italiane, quella Napoli dei quartieri Spagnoli dove l’atmosfera che si respira non è poi così diversa dalle medine di molte città del nord Africa o del Medio Oriente, ma pur sempre una città italiana, europea, occidentale.

Questi uomini e queste donne ad un certo punto del loro percorso di vita scelgono di abbracciare la fede del Profeta Muhammad. Magari, come dice Ciro in apertura del libro, prima non conoscevano niente della religione, oppure erano cattolici per nascita, senza convinzione, senza fede.

Cosa li spinge alla conversione, quale la molla che li avvicina alla lettura del Corano, che li trasforma in devoti rispettosi delle regole tanto da convincerli che l’Islam è l’unica soluzione ai problemi dell’umanità, che la shari’a l’unica legge in grado di assicurare giustizia fra i popoli?

La varietà delle loro storie personali fornisce risposte a questi interrogativi che ovviamente non possono essere omologati. Ognuno porta dentro di sé un bagaglio culturale e sociale che lo contraddistingue e che lo induce a percorrere la via di Allah, a tornare all’Islam, come si dice in gergo.

Ma scegliere di convertirsi all’Islam non sempre è una scelta facile, soprattutto per le ripercussioni nell’ambito sociale, in un momento in cui troppo spesso Islam viene equiparato a terrorismo.

Come racconta Claudia, divenuta Zeynab, che da quando si è convertita e ha scelto di indossare il velo non riesce più a trovare lavoro. La discriminazione viene vissuta in prima persona e spesso comporta l’accettazione di compromessi necessari per la sopravvivenza, come capiterà a Claudia che per essere assunta dovrà rinunciare al velo, ma non alla sua nuova fede.

Quello che ci racconta Pagano in questo interessantissimo libro è uno spaccato sociale di una comunità in evoluzione, una trasformazione della società frutto dell’immigrazione e dell’integrazione che avvicinano culture, religioni e modi di vivere differenti. L’autore chiude il suo lavoro auspicando che proprio questa possa essere una via napoletana all’integrazione: Napoli e Islam, due realtà che si fondono in una nuova parola che accoglie entrambe le realtà: “A Napolislam dove si prega c’a faccia ‘nderra, si fa l’amore, si mangia la pizza e si gioca a calcetto. A Napolislam si vive”.

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