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Morsi cede!

MorsiDi Ricard Gonzàlez. El Paìs (08/12/12). Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.

Con l’intento di metter fine alla grave crisi politica che sconvolge l’Egitto, il presidente Mohamed Morsi ha accolto nella serata di ieri, una delle domande dell’opposizione: la deroga della sua controversa dichiarazione costituzionale con la quale avrebbe poteri quasi assoluti. Senza dubbio, Morsi non ha esaudito l’altra grande richiesta dell’opposizione e mantiene il referendum costituzionale, previsto per il prossimo 15 dicembre.

Il rais islamista ha assegnato ad un gruppo di esperti, il compito di redigere un nuovo decreto che sostituisca quello precedente. A mezzanotte, la MENA, l’agenzia ufficiale egiziana, ha annunciato il contenuto del nuovo decreto che conserva solo alcune clausole della dichiarazione costituzionale.

L’annuncio è stato fatto nel quadro del “dialogo nazionale” che Morsi ha offerto giovedì, in un discorso televisivo. All’incontro, presieduto dal vicepresidente del paese, Mahmud Mekki, non si è presentato nessuno dei leader dell’opposizione. Tra i presenti, c’erano il grande Imam della moschea Al-Azhar, Ahmed Tayeb, leaders della corrente salafita, vari intellettuali, l’ex candidato presidenziale Ayman Nour e rappresentanti di altri partiti minori, così come di alcune istituzioni statali. Probabilmente, il gesto del presidente sarà sufficiente per placare l’opposizione. In un comunicato pubblicato ieri, il Fronte di Salvezza Nazionale  che raggruppa i principali partiti di opposizione, avrebbe insistito nell’esigenza di sospendere il referendum e ritirare il decreto, per far finire le proteste. La coalizione si riunirà oggi per offrire una risposta ufficiale. Il portavoce del Fronte, Hussin Abdel Ghani, ha dichiarato “la mia prima impressione personale è che è un passo limitato e insufficiente. Abbiamo ripetuto più volte che la nostra richiesta principale è rimandare il referendum”.

Lo scrittore e attivista Bassem Sabry ha definito la manovra un “trucco” per dare la parvenza di una possibilità di dialogo. “Morsi, alla fine ha fatto tutto ciò che voleva… ha protetto l’Assemblea Costituzionale, ha voluto un referendum che la gente non ha tempo di analizzare”, ha dichiarato l’oppositore.

La notizia poi è giunta nello stesso giorno in cui l’Esercito ha rotto il suo assordante silenzio. Nel primo comunicato ufficiale dall’inizio della grave crisi che sta soffrendo l’Egitto, le Forze Armate hanno insistito perché Governo e opposizione risolvessero le proprie divergenze, attraverso il dialogo, mettendo in guardia riguardo alle conseguenze dell’attuale situazione. “Le Forze Armate affermano che il dialogo è la migliore e unica forma per ottenere un consenso. Il contrario ci porterà ad un tunnel oscuro che sfocerà in una catastrofe e ciò è qualcosa che non possiamo permetterci” recita il comunicato. Le Forze Armate sono l’istituzione più potente dello Stato; i generali hanno preso in mano le redini del paese dalla rivoluzione del 1952 e le hanno cedute solamente una volta eletto Morsi. Ma nonostante abbia lasciato il suo posto in primo piano nella scena politica, l’Esercito continua a considerarsi come il garante ultimo della sicurezza nazionale. Il portavoce ha infatti annunciato “le Forze Armate si assumono la responsabilità di preservare gli interessi vitali del paese, di proteggere e assicurare i punti nevralgici, le istituzioni pubbliche e gli interessi dei cittadini innocenti”. Dall’inizio della crisi, il silenzio dell’Esercito è stato interpretato come la manifestazione della propria neutralità.

Nel frattempo decine di persone rimangono accampate di fronte alla presidenza e continuano gli scontri. Secondo il quotidiano Al-Ahram, nel tentativo di coinvolgere in modo più diretto le Forze Armate, per il mantenimento dell’ordine, Morsi starebbe preparando un decreto che dia maggiori poteri all’istituzione. Tra i vari poteri figurerebbe la capacità di detenere civili, potestà riservata alla polizia.

Da parte loro, i leader dei Fratelli Musulmani, ribadiscono il proprio appoggio: Mohamed Badie, guida suprema della Fratellanza, avrebbe dichiarato “ciò che sta succedendo è una competizione politica. Dobbiamo andare alle urne. Gareggiamo con onore”.

Nell’attuale crisi, gli islamisti si vogliono presentare come i difensori della stabilità, minacciata da elementi rivoluzionari. Badie ha ribadito “difendiamo le istituzioni da chi desidera sabotarle, ci sacrifichiamo e aiutiamo i servizi di sicurezza”, negando le accuse, secondo le quali i Fratelli Musulmani  vorrebbero soppiantare lo Stato per imporre una dittatura di partito.

http://internacional.elpais.com/internacional/2012/12/08/actualidad/1354972576_489254.html

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