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Libia: la diplomazia di “chi uccide i morti e poi li piange al funerale”

Libia map

Di Nabil Naili. Ray al-Youm (03/02/2017). Traduzione e sintesi a cura di Raffaele Massara.

Rachid Ghannouchi, leader del partito tunisino Ennahdha, starebbe cercando di ricucire i rapporti con la vicina Libia, ritenendo che la riconciliazione del e con il Paese sia essenziale per una rinascita di tutta l’area. L’idea è quella di riunire tutti i movimenti religiosi, i gruppi politici e tribali possibili e di sostenere, militarmente, il generale Haftar, leader de facto di Tripoli.

Ma, a parte qualche applauso o ringraziamento, andrebbe (lui così come tutta la comunità internazionale) tempestato di domande:

Intanto la Libia ed i suoi cittadini sono qui, più vivi che mai; certo, ora si leccano le ferite di una guerra lunga 6 anni, ma non hanno bisogno dell’elemosina e delle lacrime di coccodrillo tunisine, né di quelle americane o della NATO, Stati ed alleanze ai quali i libici non devono più credere perché sono tutti nello stesso maledetto “calderone”!

Nabil Naili è un ricercatore ed analista di origine araba presso l’università di Parigi.

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