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Israele espelle i palestinesi e il mondo arabo applaude Peres

Zoom 8 dic IsraleleL’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (02/12/2013).

Traduzione e sintesi di Martina Esposito.

Il deserto del Negev (Israele meridionale) è testimone di uno scenario drammatico. Nel villaggio arabo di Um al-Hiran, presso il monte Hebron, migliaia di palestinesi vivono in condizioni primitive in case  prive di qualsiasi servizio igienico-sanitario e  senza acqua ed elettricità. Israele ha emesso la decisione di demolire questo villaggio e deportare gli arabi in un  altro villaggio a 6 chilometri di distanza. Nel frattempo, a 3 chilometri da Um al-Hiran, 30 famiglie ebree sono in attesa del trasferimento degli arabi per potersi stabilire nella zona, a cui Israele ha destinato due miliardi di dollari per la costruzione di nuovi insediamenti ebrei.

Il destino degli abitanti del villaggio di Um al-Hiran è analogo a quello di 70.000 arabi che si trovano in altri 37 villaggi del Negev. Israele ha progettato, infatti, la loro espulsione e la confisca delle terre in cui vivevano da prima della fondazione dello Stato di Israele per costruirvi venti nuovi insediamenti. Il progetto, lanciato con il nome di “Piano Prawer”, è stato presentato con il fine apparente di sviluppare la regione del Negev, nascondendo il reale intento, ossia quello di confiscare, distruggere e trasferire i palestinesi appropriandosi delle loro terre.

Il  Piano Prawer in realtà risale all’11 settembre 2011, quando il ministro per la Pianificazione israeliano Ehud Prawer ha presentato al Knesset (parlamento israeliano) una legge tesa a spostare la popolazione palestinese del Negev. Il 24 giugno 2013 la legge Prawer è stata votata dalla commissione interna del Knesset, con 43 voti favorevoli e 40 voti contrari, ed è in attesa di altre due votazioni per essere definitivamente approvata. La legge, che provocherà l’ennesima ferita al popolo palestinese, ridurrà la percentuale degli arabi dal 30% all’1% della popolazione del Negev e porterà all’appropriazione illegale dei territori beduini da parte di Israele.

Tutto questo progetto non fa altro che confermare ancora una volta il razzismo di Israele e i suoi piani per rafforzare gli insediamenti e il saccheggio delle terre palestinesi, imponendo un’identità israeliana. Lo sviluppo del territorio del Negev avrebbe senso soltanto senza la demolizione dei villaggi e l’espulsione della popolazione.

Purtroppo, mentre i manifestanti affrontano la macchina della repressione israeliana, l’autorità nazionale è impegnata in trattative infruttuose e i paesi arabi e islamici sono lungi dal sostenere i palestinesi che manifestano la loro indignazione, occupandosi di riunioni segrete ed accordi con le autorità dell’occupazione. L’ultimo di questi incontri è avvenuto in video conferenza: il presidente israeliano Shimon Peres, direttamente dal suo ufficio a Gerusalemme, ha incontrato i ministri degli esteri del Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Yemen, Qatar, Lega Araba e di altri paesi islamici, come l’Indonesia, la Malesia e il Bangladesh, riunitisi ad Abu Dhabi. Peres ha parlato della sicurezza e della lotta al terrorismo e secondo il quotidiano “Yedioth Ahronoth”, che ha rivelato la notizia, le sue parole hanno riscosso ammirazione e forti applausi.

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