L’unico candidato riformista è Hassan Rohani, religioso moderato incline ad un maggiore dialogo con Stati Uniti ed Europa sul programma nucleare, mentre tra i conservatori spicca Saeed Jalil, secondo molti il più vicino all’Ayatollah Ali Khamenei, oltre al sindaco di Tehran, Mohammad Baqer Qalibaf e Ali Akbar Velayati, consigliere di Khamenei per gli affari esteri.
Il nuovo presidente dovrà fare i conti con una grave crisi economica aggravata soprattutto dalle sanzioni internazionali.
Secono molti analisti, le elezioni di oggi difficilmente porteranno a cambiamenti radicali nella Repubblica Islamica, con il potere che rimane saldamente nelle mani dell’Ayatollah Khamenei e della sua cerchia.