La scorsa settimana ho partecipato ad un eccellente dibattito riguardante la censura, all’Art Lounge, organizzato da MARCH, una ONG che si batte per la libertà di pensiero e di espressione in Libano. La domanda principale che, come me, aveva in testa la maggior parte del pubblico era: quali sono le credenziali del comitato di censura che lo rende qualificato per decidere (a nostro favore) ciò che ci è permesso vedere, leggere o ascoltare?
Ovviamente la risposta è il potere. Hanno il potere per decidere. Il potere della religione, il potere dello stato, il potere del partito politico, il potere della paura della conoscenza e il potere del tabù. Le istituzioni ufficiali sostengono che la censura protegga i valori e la sicurezza del paese, quando in realtà, proteggono solamente la cultura dell’ignoranza, dell’inganno e del pensiero retrogrado.
L’assurdo pretesto che i censori e i partiti pro-censura utilizzano per giustificare i propri atti, le proprie proteste e decisioni è che mostrare un determinato film o permettere un preciso spettacolo teatrale o un libro possono “offendere” la sensibilità (per lo più religiosa, ma anche politica e sessuale) di un gruppo di persone. Così si proibisce o elimina qualcosa al fine di proteggere tali persone.
Indovinate un po’: l’offesa si riceve, non si dà. Se vi sentite offesi da ciò che state leggendo, leggete qualcos’altro; se vi sentite infastiditi da ciò che state guardando, guardate altro; se vi sentite turbati da ciò che state ascoltando, ascoltate altro. Ma non imponete i vostri valori personali a chi pensa e si sente diversamente come giustificazione per la censura.
E poi, cosa può davvero sperare di ottenere la censura quando vietare un libro gli garantisce notorietà e successo?
Perché imporre la censura in un’epoca in cui, premendo un tasto, possiamo ottenere tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno e anche di più? La censura dovrebbe essere nascosta e subdola, invece è stupida e primitiva da non credere in Libano.
Se rimanete offesi, ricordatevi che avete il diritto di scegliere cosa guardare, leggere o ascoltare. Ma di sicuro, non avete il diritto di scegliere per noi.