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Altre menzogne offensive dall’Arabia Saudita

Quello che affrontiamo ora è un test per il presidente Trump e per l’America stessa.

Sintesi dell’articolo di  Nicholas Kristof su New York Times (19-10-2018)

Dopo aver mentito per più di due settimane sulla morte di Jamal Khashoggi, il governo saudita ha ora annunciato una serie di nuove bugie sul suo omicidio in modo da insultare sia la memoria di Jamal che la nostra intelligenza.

Venerdì il governo saudita ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che Jamal è stato ucciso in una rissa finita male nel suo consolato a Istanbul. Veramente? Si tratta di una rissa alla quale, secondo quanto riferito, i sicari sauditi hanno portato una sega per ossa in modo da poterlo smembrare in seguito; secondo alcune fonti, hanno iniziato lo smembramento mentre era ancora vivo.

È anche grottesco che le autorità saudite affermino che un giornalista le cui dita sarebbero state amputate durante la tortura da lui subita,  riuscì in qualche modo a ingaggiare una rissa. Jamal non aveva più pugni.

Conosco Jamal da più di 15 anni e sono sconvolto da ogni elemento di ciò che è accaduto: da quello che sembra essere stato la sua brutale tortura-omicidio, dal sopralluogo in seguito, da parte del presidente Trump che ha minimizzato l’uccisione di Jamal, e ora dallo sforzo del governo saudita di creare capri espiatori per cavarsela.

L’Arabia Saudita ha persino annunciato che il principe ereditario Mohammed bin Salman, che quasi tutti credono essere il mandante di questa operazione, condurrà un’indagine su quello che è successo. È come nominare O.J. Simpson per indagare sull’omicidio di Nicole Brown Simpson.

Queste menzogne sono così evidenti e inverosimili che sottolineano quanto  MBS sia convinto di avere il sostegno degli Stati Uniti in questo insabbiamento…

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