“Durante i giorni scorsi, gente del nord del Mali è fuggita in fretta verso il deserto o i boschi, dove la loro sicurezza è in pericolo. Si trovano in ambienti ostili senza strutture sanitarie e con accesso ridotto al nutrimento e all’acqua”, scrive l’IDMC (centro di monitoraggio dello spostamento interno), un ONG con sede a Ginevra che collabora con le Nazioni Unite. Contrariamente a quello che si riporta nei media, la chiusura della frontiera algerina al nord e il rinforzo del controllo non hanno frenato la fuga dei profughi.
“Tutti diffidano dei rifugiati, perché tra loro ci sono dei membri infiltrati dei gruppi terroristi. La verifica dei documenti è difficile, spesso i rifugiati abbandonano tutto lungo la strada quando si trovano in pericolo”, spiega una fonte diplomatica maliana e prosegue: “L’Algeria ha aiutato molto i profughi sul suo territorio e negli altri paesi. Il fatto di permettergli il ritorno e il sostenerli, prova che l’Algeria è una nazione che sostiene il Mali”. Circa 700 mila persone potranno essere, nell’avvenire prossimo, sia spostati all’interno del Mali, sia rifugiati nei paesi vicini in seguito a nuovi combattimenti, ha indicato l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR). L’ultimo censimento dell’ONU, diffuso il 14 gennaio, ha contabilizzato 220 mila spostamenti di persone nel paese e 147 mila rifugiati nei paesi limitrofi.
Emanuela Barbieri