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Zaha Hadid e Osama Bin Laden: tra costruzione e distruzione!

zaha hadid
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Di Tariq al-Humaid. Asharq al-Awsat (03/04/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Lo scorso giovedì il mondo intero ha pianto la scomparsa di una donna araba, fonte di orgoglio e simbolo di civiltà, Zaha Hadid, famosa architetta irachena. Nel 2011, invece, il mondo si rallegrava per la morte del terrorista Osama Bin Laden. Qual è il legame che unisce queste due diverse personalità? Nell’articolo che segue non parlerò di architettura, arte in cui eccelleva Zaha, e di cui non sono uno esperto; tuttavia, proprio la sua morte vuole essere motivo di riflessione circa la profonda differenza tra un’architetta, Zaha Hadid, che ha dedicato la sua vita ad inventare e costruire, nonostante non fosse figlia di costruttori, e Osama Bin Laden, figlio di un “imprenditore” e costruttore, il quale, però, ha trascorso la sua vita a distruggere e rovinare questa terra.

Nata nel 1959, Zaha Hadid proveniva da una famiglia di politici iracheni, lontani dunque dal mondo della costruzione e delle arti che amava la figlia e che coltivò all’università studiando matematica. Osama Bin Laden nacque nel 1952 e studiò economia. La prima concentrò la sua esistenza sulla creazione, il secondo invece sulla distruzione.

Se Zaha lasciò la sua terra, l’Iraq, a causa della repressione e della persecuzione, col desiderio però di farvi ritorno, Bin Laden scappò dall’Arabia Saudita in seguito al suo istinto distruttivo. L’architetta irachena ha votato la sua causa al bene, il terrorista al male. L’architetta ha ottenuto importanti riconoscimenti mondiali che ogni uomo, o donna in particolare, abbia mai sognato in vita, attirando l’attenzione di altri paesi e istituzioni pronti ad assicurarsi un contratto con lei. Dalla parte opposta, altri Stati hanno fatto a gara per ottenere la testa di Osama. Se da un lato, il mondo venerava il lavoro dell’architetta, criticando l’Iraq, dall’altro, si dava la caccia al terrorista Osama.

Zaha Hadid è divenuta famosa per il suo stile architettonico, il “decostruttivismo”, che consiste nella “mancanza di parallelismi e giustapposizione di linee e forme al fine di realizzare figure drammatiche ed emblematiche, al servizio del suo creatore e, allo stesso tempo, in armonia con l’ambiente circostante”. Osama bin Laden ha raggiunto la fama con la fondazione di Al-Qaeda, che contempla arretratezza, uccisione, estremismo, rottura e distruzione dei paesi islamici ancor prima che dell’Occidente.

L’architetta irachena verrà ricordata e riconosciuta come segno di civiltà, a livello arabo e mondiale, senza aver potuto realizzare il suo sogno, ovvero far visita all’Iraq, quel paese che oggi si vanta simbolicamente del suo genio. Al contrario, il terrorista Osama è divenuto un caso di studio, presentato in ogni sua biografia come un “apolide”, la cui nazionalità è stata rinnegata dalla stessa terra d’origine, l’Arabia Saudita, nel 1994, e prima del suo attivismo terrorista a livello internazionale.

Per concludere, lo scopo ultimo di questo articolo è stato un invito allo studio, alla ricerca, alla riflessione e confronto, quale modo per trovare una luce alla fine del tunnel in cui siamo capitati.

Tareq al-Humaid è un giornalista e scrittore saudita ed ex caporedattore del quotidiano Asharq Al-Awsat.

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