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Youssef Seddik: “Non dobbiamo giustificarci in quanto musulmani”

Di Xavier de La Porte. Rue 89 (08/01/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

Da mercoledì si alzano voci che chiedono ai musulmani di prendere le distanze dal massacro perpetrato nella sede di Charlie Hebdo, di scendere per strada e dimostrare che non sono d’accordo con quanto avvenuto. Quest’ingiunzione però non solo è insopportabile ma anche pericolosa perché fa emergere l’idea che ci sarebbe un appoggio a priori.

Youssef Seddik, antropologo, filosofo e specialista dell’antica Grecia e del Corano, nato a Tunsi e residente a Parigi dal 1982, ci ha dato il suo parere su questa questione:

“Siamo sgomenti, siamo sconvolti ma non dobbiamo giustificarci in quanto musulmani.

Perché rivolgersi a noi? Noi siamo come voi. Chi vi dice che io non sia ateo? Con origine musulmana ma ateo? Trovo indecente che ci sia imposto di prendere le distanze da quanto è avvenuto.

Appena ho saputo l’accaduto ho telefonato al mio amico François Gouyette, ambasciatore francese in Tunisia e gli ho espresso il mio cordoglio ma l’ho fatto in nome della mia umanità.

È ovvio che siamo di fronte a un atto abominevole, a una barbarie e posso mobilitarmi, tramite le parole, tramite la scrittura, affinché questi atti vengano puniti, ma avrei potuto farlo in quanto corso, francese, in quanto tunisino.

Non prendo le distanze da un bel nulla. Siamo tutti responsabili, quale che sia la nostra religione: cristiani fondamentalisti, estremisti ebrei, islamisti radicali.

La nostra contrarietà a questi atti è dovuta al fatto che siamo umani, non perché apparteniamo a tale o a tale confessione. E ancor meno perché ci atteniamo alla confessione dei nostri genitori, che è diversa dalla nostra. E poi la religione cambia: mio padre non avrebbe mai ucciso nessuno, malgrado fosse estremamente bigotto.

Quindi sono totalmente contrario a quest’ingiunzione.

Tra l’altro sono dell’idea che bisognerebbe insegnare un altro islam, e vedere l’Islam in un’altra ottica che non sia quella degli estremisti. Non bisogna mostrare un Islam che massacra gente e feconda tragedie, bisogna trasmettere l’ammirazione per l’Islam.

Quando leggo Péguy, Teilhard de Chardin o Pascal, vengo colto da una grande ammirazione per il cristianesimo.

Bisogna creare l’ammirazione per i grandi testi. Ciò non viene fatto con l’Islam ed è ingiusto.

Xavier de la Porte è caporedattore della rivista Rue 89.

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