Palestina Zoom

Verso una politica palestinese post-Abbas

Mahmoud Abbas autorità palestinese

Di Nasser Lahham. Middle East Eye (06/09/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Alla luce della Conferenza di Madrid (1991), volta a ravvivare il processo di pace israelo-palestinese e basata sul principio “terra in cambio di pace”, l’allora presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) Yasser Arafat iniziò a togliere potere all’OLP appannaggio dell’emergente Autorità Palestinese.

All’epoca furono create molte nuove istituzioni, come il parlamento ed il governo, e le ambasciate furono poste sotto il controllo del ministero degli Esteri. Oltre a ciò, emersero diverse posizioni finanziarie, amministrative e politiche. L’OLP funzionava con risorse minime e la sua presenza fu limitata ad un ufficio di vetro nella parte sud-orientale della Muqata’a – il quartier generale dell’Autorità Palestinese a Ramallah. 

In generale Israele, e il governo di Netanyahu in particolare, ha represso il potere dell’Autorità Palestinese, ha limitato il ruolo dei corpi di sicurezza assediandone i ministri nelle aree A, cioè in quelle sotto il controllo civile e di sicurezza dell’Autorità Palestinese, e ha iniziato ad invadere quei territori. 

Non solo, ma c’è stata una fase in cui perfino il permesso di transito del presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas) veniva pubblicato sui siti dei social media. Agli ambasciatori dell’Autorità Palestinese era vietato di viaggiare fuori dal Paese e i parlamentari venivano arrestati.   

Quasi tutte le figure di potere dell’Autorità Palestinese erano attaccate oltre ad aggressioni sul fronte economico, mentre veniva eretto un muro attorno alla Cisgiordania ed un altro attorno a Gerusalemme. Il risultato fu una OLP debole ed un’Autorità Palestinese altrettanto debole.

A prescindere dalle dichiarazioni di tutte le parti, sia dentro che fuori l’OLP, riguardo all’imminente assemblea del Consiglio Nazionale dell’OLP il 14 settembre e all’elezione di un nuovo comitato esecutivo, il presidente Abbas ha deciso di restaurare la piena autorità dell’OLP e di eliminare il massimo potere possibile dell’Autorità Palestinese.

La ragione è che l’Autorità Palestinese sopravvive in balia dell’occupazione, mentre l’OLP è l’unico rappresentante legale dei palestinesi e le sue istituzioni sono sparse in tutto il mondo, rendendo impossibile ad Israele imporre restrizioni o controllarne il funzionamento. 

Abu Mazen non eliminerà se stesso dalle elezioni per la presidenza del comitato esecutivo e molto probabilmente non farà il suo nome per nessun’altra posizione. Credo che sia davvero motivato a restituire potere all’OLP (senza la partecipazione di Hamas) prima di lasciare le cariche, compresa la presidenza dell’OLP, che occupa attualmente.  Al riguardo ha detto sorridendo: “È bene avere un presidente predecessore in Palestina [intendendo se stesso]”. Il presidente ha iniziato a preparare i leader ed i sovrani arabi a capire questo concetto.

L’ultimo punto riguarda l’esistenza di altre fazioni forti e chi succederà ad Abu Mazen: penso che abbia iniziato a portare gli amici del membro del Consiglio Centrale dell’OLP Marwan Barghouthi più vicino ai circoli decisionali.

Al fine di garantire che altre fazioni non impongano il controllo sull’Autorità Palestinese e Fatah (la fazione più ampia dell’OLP), sta comunicando con messaggi e gesti forti e chiari che Barghouthi è il fattore comune tra tutte queste le parti. 

Nasser Lahham è capo redattore della Ma’an News Agency, con base nella Cisgiordania occupata.

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