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Ventidue minuti di nauseante ferocia

Di Simon Tomlinson. Daily Mail (04/02/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

150203-jordanian-pilot-jsw-1243p_776e94c5fe27c2b800789e9b40429e4f (1)Il filmato della morte del pilota giordano Muath al-Kasasbeh, arso vivo dai jihadisti, è un lavoro curato con estrema attenzione e altamente coreografato. Il tutto è fatto per far inorridire l’Occidente e per attrarre nuovi jihadisti.

L’impotenza della vittima, la cattiveria e il ragionamento fatto sull’utilizzo del fuoco, tutto ciò rende il video inguardabile. È come il primo filmato che riprendeva la decapitazione degli ostaggi. È uno shock psicologico e tutto il potere delle immagini è utilizzato per diffondere terrore.

Sembra un videogioco in cui tutto è pianificato, l’unico a non avere via di scampo è il concorrente: siamo giunti a un nuovo livello di panico.

Questo video mostra molte differenze rispetto a quelli precedentemente diffusi dal gruppo.Le riprese delle decapitazioni erano filmati statici in cui il prigioniero attendeva inerme la morte davanti al suo aguzzino, l’ultimo video presenta invece molti cambi di inquadratura con viste panoramiche e riprese aeree. Tutti elementi che richiedono maggiori modifiche, aspetto che avvalorerebbe l’ipotesi dell’autorità giordana, secondo la quale il pilota sarebbe stato ucciso lo scorso 3 gennaio.

Il nuovo filmato contiene, inoltre, molti più dettagli dell’ambiente in cui è stato girato, tutti elementi che saranno sicuramente già motivo di analisi degli esperti di intelligence.

Le prime immagini ritraggono il re giordano Abdullah II nel momento in cui esplicita la partecipazione del suo paese alla coalizione anti-Daish. Una scelta stilistica che ricalca da manuale la struttura dei reportage giornalistici.

Le immagini che seguono sono scene di nauseante orrore, immagini troppo dolorose per essere pubblicate.

Simon Tomlison è un giornalista britannico che si interessa di politica internazionale.

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