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USA e Arabia Saudita: un tempo amici, ora ad un passo dal confronto militare?

arabia saudita
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Di Abdel Bari Atwan. Ray al-Youm (19/05/2016). Traduzione e sintesi di Rachida Razzouk.

Il Senato degli Stati Uniti d’America ha approvato un disegno di legge che consentirà di processare i principi sauditi per il loro presunto coinvolgimento negli attentati dell’11 settembre. L’istituzione americana, con questo provvedimento, dichiara guerra giudiziaria all’Arabia Saudita segnando, così, la fine dei rapporti di amicizia finora intercorsi? E quale sarà la risposta dell’Arabia Saudita?

Con l’approvazione al Senato del progetto di legge contro i “patrocini del terrorismo”, proposto dal senatore democratico Chuck Schumer e dal repubblicano John Cornyn, si consentirà alle famiglie delle vittime del tragico attentato di riscattarsi e chiedere risarcimenti, presso le corti americane, direttamente ai principi sauditi.

Ciò, significa, che le relazioni strategiche tra i due paesi sono, forse, giunte ad un punto morto, che potrebbe forse trasformarsi in un confronto politico, giudiziario, finanziario in un prossimo futuro?

Questo risultato era comunque prevedibile, soprattutto dopo la lunga e schietta intervista che il presidente Barack Obama ha rilasciato al periodico The Atlantic in cui affermava che l’Arabia Saudita ha promosso l’Islam radicale wahhabita in tutto il mondo nel corso degli ultimi tre decenni e sostenuto, con fondi occulti, gli imam radicali. A sostegno di ciò, egli ha citato l’esempio dell’Indonesia, che ha visto la progressiva trasformazione del suo Islam moderato e tollerante in un Islam estremista e radicale, quale conseguenza dell’importazione del wahhabismo e dei suoi insegnamenti.

Quello che sta realmente accadendo è una sorta di ricatto sferrato dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita e alla sua famiglia regnante con l’obiettivo di confiscare la maggior parte delle sue enormi riserve finanziarie, che attualmente raggiungono quasi 587 miliardi di dollari, compresi i 116 miliardi in titoli del Tesoro.

Questo ricatto arriva in un momento cruciale in cui l’Arabia Saudita è impegnata su più fronti – quello dello Yemen, della Siria e la tensione con l’Iran – dove la popolazione sciita rappresenta un quarto della popolazione musulmana, oltre al calo del consenso popolare del mondo islamico nei confronti delle sue politiche e delle guerre da essa intraprese.

Lo storico scambio di interessi tra l’Arabia e gli USA che prevedeva la protezione in cambio dello sfruttamento delle risorse petrolifere sembra esaurirsi con l’accordo sul nucleare siglato con l’Iran, segnando, così, il distacco dell’America dalla necessità energetica del petrolio del medio oriente.

Tutto ciò è essenzialmente dovuto ad una carenza nelle strategie politiche dei vertici sauditi e una deviazione dall’approccio adottato finora dal Regno, in cui il paese poteva vantarsi del titolo di mediatore dell’area in favore della solidarietà del mondo arabo e islamico.

Visti i fallimenti, nello Yemen e in Siria, della strategia saudita guidata da Salman, sarebbe opportuno che il regno formasse un’alleanza araba per affrontare, giudizialmente e militarmente, l’America e il suo fidato alleato Israele e avviare il dialogo con l’Iran sulle controverse questioni. Ma lo farà veramente, guidando, così, gli arabi contro l’America e la sua tirannia?

Abdel Bari Atwan è editore del giornale online Rai al-Youm ed ex già caporedattore della sede londinese di Al-Quds al-Arabi.

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