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Uno Yemen con due governi e due capitali

Hadi
Presidente Hadi
Presidente Hadi

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (24/02/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Nell’agosto 1990, la fuga dell’allora emiro del Kuwait Jabir III e la morte di suo fratello Fahad sono considerati i due fattori cruciali che hanno disintegrato il sogno dell’invasore Saddam Hussein, che aspirava a eliminare la legittimità dello Stato del Golfo. Dopo aver invaso il Kuwait, l’allora presidente iracheno aveva cercato in tutti i modi per imporre la sua legittimità. Dichiarò l’emirato come governatorato iracheno, ma fallì. Allora tentò di nominare un kuwaitiano come reggente, ma non venne riconosciuto da nessuno.

La stessa cosa sta accadendo in Yemen con il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi e la sua fuga dai carnefici Houthi, che lo hanno tenuto prigioniero nel palazzo presidenziale e lo hanno costretto a scegliere tra essere un loro dipendente o firmare per rinunciare alla sua presidenza. La sua fuga ad Aden ha fatto sì che mantenesse la sua legittimità.

Ovviamente, lo Yemen non è certo il Kuwait e gli Houthi non sono Saddam. I ribelli sciiti fanno parte dell forze yemenite, sebbene legati al regime iraniano, e Aden è la seconda capitale dello Yemen. La fuga di Hadi costituisce un duro colpo per i ribelli, che hanno così perso al gioco del compromesso.

La mossa del presidente andrà a significare uno Yemen contestato da due governi e con due capitali. Hadi è stato riconosciuto da tutte le forze politiche yemenite, incluse quelle Houthi, e anche le Nazioni Unite lo fanno.

Questa lotta potrebbe dividere il Paese in due, a meno che gli Houthi e il loro alleato – l’ex presidente Ali Abdullah Saleh – non si rendano conto che il gioco si è fatto più difficile e pericoloso e che dovrebbero quindi tirarsi indietro.

Ad Aden ci sarà un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale. Le principali potenze mondiali hanno dimostrato il loro appoggio al presidente chiudendo le loro ambasciate a Sana’a. Qui, invece, ci sarà uno pseudo-governo a rappresentanza degli Houthi e dei suoi alleati, ma non lo riconoscerà nessuno, né a livello interno né internazionale. Probabilmente, gli Houthi e Saleh avranno da contestare, perché questo pseudo-governo non avrà risorse sufficienti per confrontarsi con la crescente ribellione popolare contro di esso.

Abdulrahman al-Rashed è l’ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e l’ex direttore generale di Al-Arabiya.

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