di Karam al-Halu. Al-Hayat (4/08/2013). Traduzione e sintesi di Kawkab Tawfik.
L’emergere di correnti e di movimenti islamisti nel mondo arabo hanno avuto enormi effetti nella storia moderna e contemporanea attirando l’attenzione di numerosi centri di ricerca, in particolar modo dopo l’11 settembre, quando abbiamo assistito alla diffusione di innumerevoli pubblicazioni sul tema. Anche se quelle esaurienti da un punto di vista politologico risultano ben poche.
Tra queste ricerche facciamo presente la pubblicazione del Centro di Studi dell’Unità Araba, Movimenti islamici nel Mondo Arabo (2013), che sopperisce alla mancanza di una banca dati sui movimenti e le organizzazioni islamiste dal XX secolo ad oggi. La sua elaborazione analitica procede su due livelli, quella del singolo movimento e quella del movimento rispetto al contesto regionale. Le due prospettive, portate avanti parallelamente, si focalizzano soprattutto sui movimenti di carattere trans-nazionale come quello dei Fratelli Musulmani, del Partito di Liberazione Islamica e di al-Qaida, fornendo una mappa dettagliata della loro diffusione ed estensione nel mondo arabo/islamico. Da una prima lettura della ricerca, si nota subito una grande capacità di adattamento dei movimenti islamisti rispetto al contesto politico e culturale in cui operano, portandoli in certi casi ad optare per una deviazione dalle linee guida dei loro fondatori, come ad esempio è avvenuto con alcune correnti jihadiste salafite che hanno rinunciato alla violenza. Il progetto di ricerca considera le formazioni costituenti del movimento islamista, ripercorrendo tutte le principali fasi storiche: dalla sua fondazione in Najed con Mohammed Ibn Abdel Wahab (1703-1709), a Mohammed Ibn Ahmed al-Mahdi in Sudan (1843-1859), fino al movimento di riforma durante la Nahda con Rifa’ al-Tahtawy, Jamal ad-Din al-Afghany, Mohammed ‘Abduh e Rashid Rida’, seguito dalla riforma delle università islamiche. Vengono analizzate tutte le correnti riformatrici islamiche di opposizione alle autorità religiose ufficiali, così come l’uso dell’ijtihad, la relazione tra la politica religiosa e la società civile, fino alle radicali riforme di Tahtawy nel XIX secolo e l’adesione al pensiero politico moderno che poneva al centro lo Stato Nazionale.
Oggi assistiamo ad un risveglio del movimento islamista il quale, guidato dai Fratelli Musulmani con lo shaykh Hassan al-Banna negli anni Venti dello scorso secolo, ha costituito una rottura con il pensiero riformista della Nahda araba attraverso la reintroduzione del concetto di jihad. Tra le file dei salafiti e dei wahhabiti c’è, infatti, chi ha cercato di accostarsi al pensiero qutbiano della Fratellanza per riprodurre una forma ideale del combattente jihadista salafita per eccellenza.
Una ricerca di questa portata risulta quindi un riferimento essenziale e indispensabile per lo studio dei movimenti islamici arabi, soprattutto in questo momento di transizione politica.