Di Asma Ajroudi. Al-Arabiya (19/12/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
La magistratura egiziana è riuscita con successo a mantenere una presenza costante nei titoli dei media internazionali di quest’anno. Dalle centinaia di condanne a morte per i sostenitori dei Fratelli Musulmani, all’accusa di omicidio contro l’ex presidente Hosni Mubarak lasciata cadere, fino alle pene detentive per i giornalisti locali che lavorano per i canali televisivi arabi, le sentenze della magistratura hanno generato una costante controversia su come la politica possa aver influenzato il processo decisionale giudiziario.
Questi sono i momenti più controversi, a livello giudiziario, del 2014:
La sentenza Mubarak. Alla fine del mese scorso, un tribunale egiziano ha deciso di far cadere tutte le accuse contro l’ex presidente Mubarak assolvendolo, insieme al suo ex ministro dell’Interno, Habib al-Adly, e ad altri sei collaboratori, della morte, nel 2011, di centinaia di manifestanti pacifici pro-democrazia. La corte ha poi assolto l’ex presidente e un ex ministro del Petrolio dalle accuse di corruzione in relazione alle esportazioni di gas verso Israele. Anche altre accuse di corruzione contro lui e i suoi figli, Alaa e Jamal, sono state fatte cadere. Il verdetto contro l’ex leader ha generato una reazione mista tra gli egiziani e c’è chi è sceso nuovamente in piazza Tahrir per protestare.
Fratelli Musulmani. All’inizio di questo mese, un tribunale penale egiziano ha condannato 188 imputati a morte per un attacco, condotto nel 2013, contro una stazione di polizia nel governatorato di Giza. Durante l’attacco, che ha avuto luogo lo stesso giorno in cui le forze di polizia sgomberarono i sit-in di protesta dei Fratelli Musulmani causando la morte di centinaia di persone, morirono 11 agenti di polizia e due civili. Si è trattato del terzo verdetto di massa di quest’anno, verdetti definiti dai gruppi per i diritti umani e gli attivisti egiziani “un unicum” nella storia moderna.
Per l’avvocato Asaad Haikal l’Egitto sta attraversando un secondo periodo transitorio, ancora più difficile del primo perché testimone di un’animosità proiettata dai Fratelli Musulmani verso il popolo egiziano, un’animosità che prende di mira anche le istituzioni statali e militari egiziani e che ha spinto la magistratura egiziana verso verdetti così duri.
Giornalisti imprigionati. Nel mese di giugno 2014, un tribunale ha condannato due giornalisti di Al-Jazeera, Peter Greste e Mohamed Fahmy, a sette anni di carcere, e Baher Mohamed a 10 anni con accuse che comprendono l’aver aiutato i fuorilegge Fratelli Musulmani attraverso notizie e voci, minacciando di fatto la sicurezza nazionale. Il loro arresto è stato parte di un giro di vite più ampio sulla Fratellanza Musulmana, bollata dal governo come un’organizzazione “terroristica” poco dopo la destituzione di Morsi.
Secondo Abdullah al-Moghazi, professore di diritto costituzionale, non ci sono prove sufficienti per dire che la magistratura è politicizzata, eppure si chiede come mai la pubblica accusa non è stata capace di presentare prove schiaccianti contro Mubarak, come pure ha fatto con i membri della Fratellanza. Haikal, invece, pur non potendo asserire che la magistratura è politicizzata, sostiene che i suoi verdetti, non definitivi poiché passibili di ricorso, sono stati influenzati dalla situazione politica che il Paese sta vivendo.”
Quindi a conti fatti, è difficile giudicare l’attività della magistratura, specie se si considerano le sfide politiche e securitarie sotto cui ha operato. Potrebbe essere necessario del tempo prima che la giustizia in Egitto possa procedere senza ostacoli.
Asma Ajroudi è una giornalista free-lance degli Emirati Arabi Uniti.
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