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Turchia: verso uno scenario orwelliano

Turchia Erdogan

Di Tulay Cetingulec. Al-Monitor (24/08/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo

Da gennaio Recep Tayyip Erdoğan ha invitato al palazzo presidenziale numerosi mukhtar, rappresentanti di comunità locali e quartieri dei centri metropolitani, con l’obiettivo di estendere e capillarizzare il controllo sul Paese. Un’esigenza che si è fatta più cogente dal riemergere della questione curda, in particolare dopo le elezioni parlamentari del 7 giugno. Invece di approfittare del successo elettorale del Partito Democratico del Popolo (HDP, partito filocurdo) coinvolgendolo in una coalizione di governo, il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP), cui appartengono lo stesso Erdoğan e il primo ministro Ahmet Davutoğlu, ha scelto la linea del controllo repressivo. D’altra parte, dal 2012 Ankara conduce i colloqui di pace con Abdullah Öcalan, guida del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), dal 1999 detenuto nel carcere di massima sicurezza di İmralı, attraverso il suo servizio di intelligence (il MİT). Così, ora ai mukhtar il presidente turco ha chiesto di “informare” polizia e governatori di provincia di eventuali attività e luoghi di ritrovo di sospetti simpatizzanti del PKK.

Durante i vari incontri, Erdoğan ha illustrato ai mukhtar la creazione e il funzionamento di un apposito ‘Sistema Informativo’ che li renderà parte integrante dell’apparato di sicurezza dello Stato. Un software elaborato dal Dipartimento per la gestione dati del ministero degli Interni, che consente di comunicare direttamente a quest’ultimo informazioni e proposte. A tal proposito, è stato decisivo l’incontro del 12 agosto, durante il quale il presidente ha chiesto a sindaci e governatori di facilitare il lavoro dei mukhtar, “ascoltando tutte le loro richieste” e adottando le misure necessarie. Preoccupato dai risultati delle ultime consultazioni, Erdoğan ha inoltre approfittato di simili occasioni per veicolare messaggi politici e chiarire la sua posizione sull’incertezza politica che regna in Turchia dal 7 giugno. Ad esempio, il 19 agosto, nel corso di una tavola rotonda con i mukhtar, ha dichiarato la sua intenzione di non affidare il mandato per la formazione di un governo di coalizione a Kemal Kılıçdaroğlu, il cui Partito Repubblicano del Popolo (CHP) alle ultime elezioni è stato il secondo più votato.

Il Sistema Informativo dei mukhtar, in realtà, è operativo da mesi, e né le opposizioni né la società civile ne era al corrente. Immediata la reazione di sdegno dei rappresentanti di alcune forze politiche, come Oktay Vural, deputato del Movimento Partito Nazionalista (MHP), che ha accusato Erdoğan di trasformare la Turchia in uno “stato di polizia segreta”. Sezgin Tanrikulu, capogruppo del CHP, ha invece chiesto un’interrogazione parlamentare al primo ministro turco, invitando il governo a informare deputati e cittadini sul numero di persone finora inserite nel database del sistema informativo sulla base delle informazioni raccolte dai mukhtar e sul nome dei funzionari locali coinvolti. Un altro deputato del CHO, Levent Gök, ha rimproverato il presidente di voler rendere questi notabili locali spie, dissestando in tal modo il tessuto sociale.

I mukhtar sono figure significative per la società, elette alle elezioni municipali (che si tengono con cadenza quinquennale) ma non affiliate ufficialmente ad alcun partito, con l’onere di comunicare alle autorità locali i dati anagrafici dei cittadini, con relativi aggiornamenti. Incaricati anche del rilascio di certificati e documenti, ne incassavano i diritti di segreteria, ma pagavano di tasca propria le spese d’ufficio. Prima di affidare loro il “nuovo compito” di informatori, l’anno scorso Erdoğan ne aveva raddoppiato i salari, ma desta sospetto il fatto che ancora non abbia ricevuto Ramazan Özünal, presidente della Federazione dei Mukhtar Turchi. Quest’ultimo infatti ha sollevato dubbi sul Sistema Informativo e sulla macchina della sicurezza che Ankara tenta di mettere in piedi: “Retorica e legalità sono due cose diverse”, ha commentato, sottolineando che i mukhtar già sono chiamati a curarsi dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini.

Tulay Cetingulec è una giornalista turca.

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