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Turchia-Siria: il muro

Turchia Siria
La Turchia realizzerà un muro lungo tutto il confine con la Siria, formalmente per difendersi dal terrorismo, ma la situazione appare molto più complessa

Di Bakr Sadqi. Al-Quds Al-Arbi (29/09/2016). Traduzione e sintesi a cura di Raffaele Massara.

Il quotidiano turco Hürriyet ha annunciato la realizzazione, da parte di Ankara, di un muro di separazione lungo tutto il confine meridionale con la Siria. Misurerà 911 km, sarà alto 3 m e largo 2 m, tutto in cemento armato, ricoperto da filo spinato e pattugliato da poliziotti di frontiera. 

Forse non tutti sanno che lo stesso confine era, dagli anni ’50, disseminato di mine e invano, negli anni seguenti, si tentò di riconvertire quelle terre ad uno sfruttamento agricolo. Poi arrivò la guerra civile, e dopo la Primavera Araba, e la Turchia aprì le frontiere per accogliere i primi profughi. In seguito quel confine è stato testimone di due passaggi, da una parte gente in fuga dalla guerra, dall’altra nuovi soldati e munizioni.

Con l’affermarsi di Daesh (ISIS), la Turchia ha subito numerose accuse di favoreggiamento ai jihadisti nonché molte pressioni internazionali. Pressioni accolte formalmente, dato che con l’abbattimento, da parte turca, di un caccia russo a fine 2015, le condizioni diplomatiche trai due paesi, e la Russia è quello che compie più incursioni ai danni dei terroristi, sono peggiorate. Infine, va aggiunto il fallito golpe dello scorso luglio contro Erdoğan.

Nell’agosto 2016 è partita l’operazione “Scudo dell’Eufrate” che ha visto i turchi, per la prima volta, intervenire militarmente in Siria, anche se soprattutto ai danni delle milizie curde. L’intervento in questione è stato compiuto, secondo Ankara, per preservare l’unità territoriale siriana (ma va letta come “impedire la nascita di uno Stato autonomo curdo”), contendendo una larga fascia che va da Jarablus ad Azaz. Su quest’azione, però, Washington storce il naso.

Intanto i media turchi ci informano sull’inizio dei lavori al muro, mentre il governo anatolico deve fronteggiare le ripercussioni del fallito colpo di Stato, combattere i dissidenti di Gülen (oppositore di Erdoğan in esilio ed accusato dallo stesso di aver tramato il golpe) e la guerriglia curda del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Questo muro sembra servire più a dimostrare di saper tenere a bada il conflitto siriano e le centinaia di migliaia di rifugiati che affollano il proprio territorio chiedendo di entrare in Europa. Dal punto di vista curdo, è soltanto una maniera per tagliare le vie di comunicazione tra il Kurdistan turco e quello siriano. Dal punto di vista siriano, è visto come una enorme prigione che divide ulteriormente i profughi dai loro cari, che sono già impossibilitati, salvo eccezioni, a muoversi da una provincia all’altra.

Per finire, potrebbe essere un segnale del fatto che le devastazioni in Siria sono ben lontane dal finire, e non bastano le parole del direttore dei lavori, sulla possibilità di rimuovere facilmente i blocchi: ogni blocco pesa sette tonnellate, sette tonnellate di pesante isolamento dai vicini siriani.

Bakr Sadki è uno giornalista e scrittore siriano.

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