Di Rajih Al-Khouri, Al-Sharq Al-Awsat (27/09/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.
Le accuse mosse alla Turchia in merito alla collaborazione con Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), indeboliscono il peso del Paese nella regione.
L’affermazione di Ahmet Davutoglu, Presidente del Consiglio dei Ministri in Turchia, circa l’“assenza di problemi tra la Turchia e i suoi vicini” è stata presto sfatata dagli ultimi eventi che sembrano alludere ad una chiara cooperazione tra la Turchia di Erdogan e Daish. L’allusione fa riferimento soprattutto al mistero che aleggia dietro la liberazione dei 49 ostaggi turchi dalle forze di Daish, mediante uno scambio a dir poco vergognoso.
La conferma arriva dallo stesso Davutoglu che si è affrettato a dichiarare che la Turchia prenderà le sue decisioni contro Daish o altre organizzazioni terroristiche in maniera indipendente, secondo quanto prescritto dalle autorità nazionali, senza prender parte ad alcun Patto Internazionale, Militare o di Sicurezza per combattere la minaccia dei radicali. Tale discorso ha suscitato lo stupore degli americani, dopo l’invito del Segretario di Stato, John Kerry, ad una sua collaborazione e cooperazione. Tuttavia, non c’è da meravigliarsi: già alla riunione di Gedda, la Turchia aveva espresso la sua volontà di non un allineamento, rifiutando di sottoscriverne la dichiarazione conclusiva.
Di conseguenza, l’attenzione si è spostata subito all’operazione di liberazione degli ostaggi turchi catturati dalle forze di Daish lo scorso 10 giugno, i cui misteriosi retroscena alludono ad una profonda alleanza tra le due parti. Quotidiani turchi e internazionali hanno rilasciato attacchi ad Erdogan e commenti ironici riguardo lo scambio commerciale avvenuto tra i due: 49 carri armati insieme a un’ingente quantità di munizioni in cambio del rilascio degli ostaggi, trasferiti in autobus dalla città di Mosul in Turchia.
Nessuna operazione militare. L’allarmismo ha spinto quindi Erdogan a dichiarare: “Daish non è un nostro nemico.”, e ancora, “anche se fosse avvenuto uno scambio, per noi l’importante è il rilascio degli ostaggi!”. Tuttavia, il portale World Tribune si è spinto oltre, accusando la Turchia di essere coinvolta nell’armamento degli estremisti sin dalle loro prime apparizioni ad Anbar, e del trasferimento di armi e attrezzature militari a Daish dall’inizio del 2013, con copiosi rifornimenti soprattutto dalla Romania, Bulgaria e Croazia.
Per concludere, il capo dei ministri Davutoglu si sbaglia quando sottolinea l’assenza di problemi con gli altri Paesi circostanti; la Turchia si trova in una situazione critica proprio agli occhi dei suoi vicini.
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