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Turchia: elezioni presidenziali 2014

Di Mustafa Al-Labad. As-Safir (04/08/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

La Turchia si sta preparando alle elezioni presidenziali di domenica prossima, durante le quali si sfideranno tre candidati: Recep Tayyip Erdoğan, l’attuale primo ministro e leader dell’AKP; Ekmeleddin İhsanoğlu, l’ex Segretario dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica; Selahattin Demirtaş, parlamentare ed esponente del HDP. Nel caso nessuno di essi raggiunga il cinquanta percento dei voti, è previsto un secondo turno il 24 agosto in cui si affronteranno i due candidati che hanno accumulato più voti.

Queste elezioni rappresentano una novità nel panorama politico turco poiché, per la prima volta, il presidente della Repubblica sarà eletto direttamente dal popolo. Infatti, in conformità con i nuovi emendamenti della Costituzione questo ruolo non spetterà più al parlamento.

Selahattin Demirtaş, laureato in legge presso l’Università di Ankara, è il più giovane dei tre ed è stato soprannominato anche il candidato del Parco Gezi. Egli si dichiara contro la natura pervasiva della politica di Erdoğan. Demirtaş, infatti, crede, che l’attuale premier turco non rifletta la molteplicità e la coralità della società turca. Anche se questo candidato è sostenuto dal settore economico in generale, ha ottenuto il favore della sinistra e dei curdi. A prescindere dal risultato di queste elezioni, Demirtaş sarà uno dei protagonisti del futuro politico turco.

Ekmeleddin İhsanoğlu, il primo segretario dell’OIC di nazionalità turca, è nato al Cairo e durante la tesi di dottorato si è occupato del rapporto tra scienza e religione. İhsanoğlu rappresenterà la colazione di due partiti: il Partito Popolare Repubblicano (CHP) e il Partito del Movimento Nazionalista (MHP). Secondo i sondaggi, potrebbe finire al ballottaggio con Erdoğan poiché il suo bacino elettorale comprende i sostenitori dei succitati partiti e tutti i musulmani indecisi se dare il proprio voto a Erdoğan.

Recep Tayyip Erdoğan, invece, lavora in ambito politico da circa vent’anni, precisamente dal 1994, quando è stato eletto sindaco di Istanbul. Dopo aver passato dieci mesi in prigione con l’accusa di aver minato i fondamenti laici della Repubblica turca recitando un poema, ha fondato l’AKP con il quale ha vinto le elezioni parlamentari del 2003. Se Erdoğan dovesse diventare il presidente delle Repubblica, bisognerebbe eleggere un suo sostituto come Premier e vi è la probabilità di arrivare a delle elezioni anticipate in caso di caos politico.

Anche se il risultato non influenzerà la politica estera della Turchia, se dovesse vincere Erdoğan continuerebbe il cosiddetto neo-ottomanesimo poiché il nuovo premier sarebbe una diretta emanazione di Erdoğan. In conclusione, il rischio è che questa forte coincidenza tra l’ambizione politica personale e la politica stessa, che non si è più ripetuta dopo la morte di Atatürk, ora, fa somigliare la Turchia sempre di più ad altri regimi mediorientali.

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