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Tunisia: prove tecniche di un nuovo attivismo internazionale

Il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano e il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, hanno compiuto un breve soggiorno a Tunisi nei giorni di 16 e 17 maggio. La missione ha incontrato il Presidente tunisino Moncef Marzouki con il quale ha discusso lo stato delle relazioni bilaterali e questioni relative all’agenda internazionale. Napolitano ha incontrato anche il Capo del Governo, Hamadi Jebali ed il Presidente dell’Assemblea Costituente, Mustapha Ben Jaafar, primo tra i Capi di Stato europei. Inoltre, parlando ai membri eletti dell’Assemblea Costituente, ha lodato il popolo tunisino per aver compiuto un atto di riappropriazione del proprio destino, fulgido esempio per gli altri Stati della regione. In tale processo le libere elezioni di un’Assemblea Costituente hanno aperto la strada alla scelta di un modello istituzionale rappresentativo “attraverso un dibattito approfondito e trasparente”. I costituenti sono gli “architetti” del nuovo Stato, dotato del compito storico di fissare il “quadro giuridico dei valori e principi fondanti della vostra comunità nazionale”. Quanto ai rapporti tra i due paesi la delegazione italiana ha assicurato il supporto dell’Unione Europea ed ha offerto crediti di aiuto per 200 milioni di euro per sostenere il settore delle piccole e medie imprese tunisine e per forniture alla pubblica amministrazione. Secondo fonti ufficiali della Farnesina si tratta di “soldi ben spesi” dal momento che in Tunisia operano ben 700 imprese italiane ed il settore turistico appare in ripresa. Nel quadro delle politiche comunitarie, il paese africano verrà ammesso al “partenariato privilegiato” a sostegno degli sforzi in vista dello sviluppo sociale ed economico. Subito dopo la partenza della delegazione italiana, l’Assemblea Costituente tunisina ha ricevuto un’altra visita: il 18 maggio è toccato ad alcuni esponenti del Konrad Adenauer Stiftung, partito associato all’Unione Cristiano-Democratica di Angela Merkel. I rappresentanti tedeschi si sono detti oltremodo interessati agli sviluppi democratici della rivoluzione tunisina e hanno auspicato un flusso di investimenti nel paese. L’Assemblea ha proposto, dal canto suo, un accordo tripartito che coinvolga anche la Libia. Anche il leader del movimento al-Nahda, Rashid al-Ghannushi, dopo essere stato candidato al premio annuale del think tank britannico Chatam House, ha incontrato i membri del Konrad Adenauer Stiftung. Le analogie tra le due parti sono molteplici e non è da escludere che l’interesse del centro-destra tedesco per gli islamisti cosiddetti moderati tunisini derivi proprio dal comune fondamento religioso del messaggio politico, pur con tutte le evidenti differenze. La Francia è certamente il grande assente di questo nuovo gioco di relazioni che potrebbe portare la Tunisia a giocare un ruolo importante tra i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Ghannushi non sembra aver un bel ricordo di Parigi: nell’aprile del 2011 lo Shaykh si era recato in visita ma per convincere i tunisini espatriati a votare per al-Nahda alle elezioni per l’Assemblea Costituente. In quell’occasione tenne anche una lezione ad un seminario sull’Islam e l’etica in età contemporanea, organizzato dall’Unione delle Organizzazioni Islamiche di Francia (UOIF). Non si trattò dunque di una visita istituzionale ed il Ministro degli Esteri francese Alain Juppé sottolineò addirittura di non aver ricevuto i dettagli della visita in Francia di Rashid Ghannushi. Un approccio con i movimenti islamici del mondo arabo sarebbe stato possibile, commentava il Ministro, soltanto con il completo abbandono della violenza da parte loro e l’accettazione del principio democratico. La Tunisia si prepara a riattivare i proprio rapporti internazionali ad un anno dalla rivoluzione. Se da un lato lo scopo precipuo è incrementare il volume d’affari e risollevare le sorti dell’economia nazionale, dall’altro è evidente che la nuova dirigenza, guidata da al-Nahda, sta cercando il placet dell’Europa per integrarsi al meglio e divenire un interlocutore privilegiato per gli affari della ragione.

Pietro Longo